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IL SUO NOME E' TSOTSI

regia: Gavin Hood
Presley Chweneyagae, Terry Pheto, Kenneth Nkosi, Mothusi Magano, Zenzo Ngqobe, Zola (91')
anno: 2005


da www.filmup.com


Ultimo dei cinque film "stranieri" candidati all'Oscar 2006 ad uscire in Italia, il sudafricano (e inglese, visto che è una coproduzione) "Tsotsi" è tratto dall'omonimo libro del famoso attore e commediante di Broadway Athol Fugard (qualcuno lo ricorderà in "Gandhi" nella parte del generale Smuts). Un film quindi che già dalle origini poco conserva di quella "etnicità" che usualmente si può prevedere pensando ad un film africano e che grazie ad una confezione molto curata pare quasi pensato apposta per il grande pubblico occidentale.
La storia è quella di Tsotsi, un giovane e spietato capo gang (Tsotsi significa infatti gangster) che vive in una baraccopoli alla periferia di Johannesburg. La sua vita fatta di rapine e pestaggi a sangue cambia improvvisamente quando, dopo aver rubato l'auto, e sparato ad una ricca donna, trova nel sedile posteriore un bebè. Costretto, ma al contempo lieto di doversene prendere cura per non farsi scoprire ed arrestare, Tsotsi farà dell'occasione il pretesto per la sua redenzione…

Tracce del brasiliano, e grande successo, "City of God", occhiolino strizzato al noir, ma con finale alternativo. Tsotsi è film globalizzato, siamo in Africa, ma potremmo essere nel Bronx newyorkese (la colonna sonora "kwaito" sembra la versione esotica dell'hip-hop dei ghetti statunitensi). Nessun accenno all'apartheid (anzi, qui gli unici ricchi a vedersi sono di colore), quel che si denuncia sono le condizioni in cui si trovano a dover crescere i bambini senza (o con pessimi) genitori. Se è la violenza l'unica risposta all'abbandono, non si può che farne l'unico strumento di vita, anche se da bambino la si è riconosciuta come negativa e se ne è fuggiti via.
Faccia a faccia che zittiscono, un viso e uno sguardo (quelli del protagonista) impenetrabili, montaggio veloce ed "energetico". Trama forse un pò telefonata, ma ci può stare. Non eccezionale, ma certamente un bel film.

La frase: "Se lo restituissi, potrei sempre tornare qui?".

Andrea D'Addio

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