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IL MATRIMONIO DI TUYA

regia: Wang Quan’an
Yu Nan (Tuya); Bater (Bater); Senge (Senge); Peng Hongxiang (Baolier); Zhaya (Zhaya)
anno: 2006



Trama:


"Per colpa dell'espansione dell'industria cinese fin oltre i confini della Mongolia, molti pastori nomadi si vedono costretti ad abbandonare il loro stile di vita e a trasferirsi in fattorie vicine ai centri abitati. Alcuni pastori, però, non vogliono abbandonare i loro pascoli e tra loro c'è la bella Tuya, una donna forte e coraggiosa, proprietaria di un gregge di cento pecore, che con il suo lavoro mantiene due figli e un marito disabile, Bater. L'uomo ha più volte proposto il divorzio alla moglie, per renderla libera di cercare un altro marito che sia d’aiuto nella sua difficile situazione. Tuya ha sempre rifiutato ma, quando anche lei si ammala, inizia a prendere in considerazione la proposta del marito. L'occasione di cambiare vita arriva grazie ad un ex-compagno di scuola di Tuya, Baolier, che, dopo aver trovato una casa di cura per Bater, accoglie la donna e i suoi figli nella sua casa in città. Ma non sarà così semplice…



ORSO D'ORO E PREMIO DELLA GIURIA ECUMENICA AL 57MO FESTIVAL DI BERLINO (2007).



Critica:




"Convincente, anche se meno ambizioso, il film cinese 'Tu ya de hun shi' ('Il matrimonio di Tuya') di Wang Quan' an. (...) Ne poteva uscire una specie di commedia di costume, ma Wang punta la macchina da presa soprattutto sulla grigia quotidianità, fatta di ripetitività e stanchezze, riuscendo a trasmettere allo spettatore il senso di un mondo antico, cocciuto nel difendere i propri valori." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 11 febbraio 2007)




"In quanto quadro di una civiltà in estinzione, il film ha un indubbio valore: basti pensare che i luoghi dove il regista ha girato, gli ultimi adibiti a pascolo, dopo la lavorazione sono scomparsi. Ma il pregio maggiore è un altro: se lo smalto è realistico, il racconto nella sua arcaica semplicità è bello e coinvolgente. E, grazie all'intensa interpretazione di Yu Nan, unica attrice in un cast di non professionisti, quello di Tuya emerge come un grande e indimenticabile personaggio femminile." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 8 giugno 2007)




"Gli altipiani della Mongolia Interna sono fra le zone meno popolose della Cina, eppure 'Il matrimonio di Tuya' è un festival di umanità. Una sfilata di facce, caratteri, personaggi, passioni, che sembra uscita da un romanzo dell'Ottocento - anche se il quadro di sradicamento economico e culturale appartiene al nostro poco colorito presente. Dietro la storia della bella Tuya e dei suoi due mariti, che per certi versi è quasi una commedia, c'è infatti il dramma di un popolo costretto a passare nel giro di pochi anni dalla pastorizia all'industrializzazione, dalla vita nomade allo stile anonimo e sedentario delle civiltà urbane. Ma il bello del film di Wang Quan An, meritato Orso d'oro a Berlino, sta proprio nel suo lasciare il dramma sullo sfondo per concentrarsi su pochi ma impagabili protagonisti, suggerendo grazie a un pugno di facce e di paradossi il tramonto di un'intera cultura." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 8 giugno 2007)




"Fortemente radicato alla terra in cui è stato girato, la Mongolia, questo film cinese, che ha vinto l'Orso d'oro all'ultimo Festival del cinema di Berlino, assume una valenza universale oltre che per i valori trattati, per il nitore espressivo e raggiunge in alcune sequenze i vertici della poesia. Inno agli affetti familiari, scontro fra tradizione e modernità, esaltazione della dignità e della forza della donna in una società dominata dall'uomo: sono questi i punti cardine dell'opera. Il regista ha portato sullo schermo una storia vera, ambientata ai nostri giorni in un Paese dove è rapida la trasformazione dalla pastorizia all'industrializzazione; una storia che acquista anche la rilevanza di ultimo documento di una società arcaica in estinzione. (...) Wuang Quan An ha seguito la vicenda con stile sobrio e asciutto, senza il minimo cedimento al sentimentalismo, dando vita con l'insostituibile ausilio di una straordinaria Yu Nan, a un personaggio memorabile, che unisce alla forza dei propri sentimenti la consapevolezza delle difficoltà che ancora l'attendono." (Gian Filippo Belardo, 'L'Osservatore Romano', 16 giugno 2007)


 


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