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LA DUCHESSA DI LANGEAIS

regia: RivetteJacques
Jeanne Balibar (Antoinette de Langeais); Guillaume Depardieu (Armand de Montriveau); Michel Piccoli (Vidame de Pamiers); Bulle Ogier (Principessa de Blamont-Chauvry); Anne Cantineau (Clara de Sérizy); Mathias Jung (Julien); Julie Judd (Lisette); Marc Barbé (Marchese de Ronquerolles)
anno: 2007



 



Trama:


Il film racconta la tormentata storia d'amore tra Antoinette de Navarreins, moglie del duca de Langeais, ed il generale Armand de Montriveau. La storia inizia nei salotti della Francia della Restaurazione e prosegue cinque anni dopo, in un convento sito in una remota isola spagnola, dove il generale Armand ritrova la sua amata.

Tratto da romanzo omonimo di Honoré de Balzac Da un romanzo di Balzac.


IN CONCORSO AL 57MO FESTIVAL DI BERLINO (2007).



Critica:


"Una rivisitazione quasi alla lettera, anche negli splendidi dialoghi, nello stesso tempo, però, totalmente creativa, all'insegna di quel cinema di cui, in Francia, Rivette è uno degli esempi maggiori. (...) Ricostruendo l'epoca con immagini e costumi preziosissimi, graduando gli incontri e gli scontri con fine ed elegante dinamismo e facendoli sostenere da battute di dialogo che, nella versione originale, erano un gioiello purissimo, senza mai una ridondanza, anzi, pur nella loro distanza d'epoca, sempre asciutti e "parlati". Un film alto, di rigore assoluto. I protagonisti, Jeanne Balibar e Guillaume Depardieu, non hanno molti carismi, ma basta ascoltarli per esserne conquistati." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 12 luglio 2007)



"Giurando fedeltà allo scrittore, il cineasta Jacques Rivette e gli sceneggiatori Pascal Bonitzer e Christine Laurent hanno compresso per il grande schermo la storia della nobildonna sposata Antoniette de Navarreins che vive frivola di sguardi e adulazioni maschili ai frequenti balli parigini, dove nota il giovane e glorioso comandante napoleonico Armand De Montriveau. (...) Rivette passa in crescendo dal tocco ironico alla tragedia di un ingovernabile, folle, impossibile amore con una esatta calligrafia di indugianti piani-sequenza, didascalie, poche unità di luogo. A completare la cornice, conversazioni scandite dal pendolo, luce di sole e candele, cigolii di parquet e fruscio di seta e velluti, odore di guanti e sigari sulle tracce del desiderio. Generalmente gli artisti invecchiando perdono smalto, nel caso del maestro francese invece lo struggimento sentimentale si fa poema." (Federico Raponi, 'Liberazione', 13 luglio 2007)

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