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BIUTIFUL CAUNTRI

regia: Esmeralda Calabria, Andrea D'Ambrosio, Peppe Ruggi
Raffaele Del Giudice, Mario e Patrizia Gerlando, Sabatino Cannavacciuolo, Mario Cannavacciuolo, Espedito Marletta, Antonio Montesarchio, Donato Ceglie, Giulio e Stefano Treccagnoli, Umberto Arena, Salvatore Picone : tutti nel ruolo di se stessi
anno: 2008


 


 



 



In Campania, oggi. Gli allevatori vedono morire le pecore malate di diossina. Raffaele Del Giudice, educatore ambientale, fa un lungo giro con la macchina attrverso campagne belle e malate. Il terreno è inquinato, in certi casi in modo irreversibile. I rifiuti tossici raggiungono i campi coltivati e trasmettono il loro veleno ai prodotti della terra. Nella regione Campania sono presenti 1200 discariche abusive di rifiuti tossici. Deformazioni genetiche cominciano da qualche tempo ad essere segnalate. Tutto è abbandonato, tutto è lasciato a se stesso. Parlano sindaci e altri responsabili. Intanto la criminalità organizzata svolge la propria attività. Nel gennaio 2008 l'emergenza rifiuti esplode da Napoli a livello nazionale. Viene inviato un commissario straordinario per cercare di risolvere la situazione.


 




 




Com'è possibile che nell'Italia del 2008 accada di incontrare scenari di questo tipo? I tre registi rivolgono questa domanda a se stessi e poi, attraverso le immagini, a tutti noi. Così, a questo punto, non è più ipotizzabile fare finta di niente, dire 'non sapevo', chiamarsi fuori. E sono immagini tristi e drammatiche, fotografia di situazioni angosciose, reperto in movimento di luoghi e persone umiliati dal disinteresse e dal menefreghismo. Con misura e discrezione, senza cavalcare pregiudizi nè arrivare con soluzioni già predisposte, il documentario ha il coraggio di scendere nell'inferno di un degrado pauroso, nei gironi di un abisso dove l'indifferenza ha creato danni che stanno portando verso la meno augurabile delle conseguenze: la rassegnazione, il fatalismo, l'egoismo dell'arte di arrangiarsi. Economia, politica, criminalità hanno determinato un certo modo di pensare che ha creato degenerazione e adeguamento al peggio. E' da questo torpore, dal fango di una precarietà sociale in procinto di diventare abituale status morale che il lavoro esorta a ribellarsi. Va recuperato uno slancio etico che possa segnare una inversione di rotta. Gli abitanti della Campania ci possono riuscire? Servono tanti aiuti. A cominciare dal 'vedere' senza voltarsi dall'altra parte. (Dal sito dell'ACEC)


 


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