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IL PROFETA

regia: Jacques Audiard
Alaa Oumouzoune, Niels Arestrup, Gilles Cohen, Adel Bencherif, Tahar Rahim, Salem Kali, Niels Arestrup, Reda Kateb, Sonia Hell, Jean-Philippe Ricci (150')
anno: 2009


Jacques Audiard, al suo quinto lungometraggio, dopo i successi di critica e di pubblico (sia pure di nicchia), conferma il suo talento con un altro film che arriva dritto allo stomaco.Con uno sguardo secco e potente, Il profeta, magniloquente affresco carcerario, vola anche piu’ alto delle precedenti pellicole del regista, grazie all’ascesa criminale di Malik all’interno di un microcosmo carcerario, che si fa metafora della società intera: multirazziale, globalizzata terra di nessuno.

Il diciannovenne Malik, arabo e semianalfabeta, condannato a sei anni di prigione, nel corso dei quali da semplice gregario al servizio della mafia còrsa, gruppo dominante all’interno del carcere, arriva ai vertici del potere, creando una propria rete di affari.

Il profeta è una parabola tragica e amara sull’impossibilità della crescita e dell’evoluzione, se non a patto di versare del sangue. Appena arrivato, infatti, Malik, viene costretto ad uccidere un altro detenuto, li in transito in seguito ad un patteggiamento di pena, e per questo detestato dai còrsi. Mors tua vita mea: con questo omicidio, sorta di rito iniziatico, comincia la formazione criminale del giovane protagonista, in un duro carcere-mondo, in cui sei costretto, se vuoi sopravvivere ad indurirti e ad uccidere se necessario.

Nell’arco delle quasi due ore e mezza di durata, Audiard, riesce ad immergerci totalmente, all’interno di questo ambiente, che possiamo quasi toccare con mano, grazie ad una messa in scena secca e cruda, intervallata da alcune alcune parentesi piu’ astratte e oniriche, atte a simboleggiare le “capacità profetiche” di Malik, che oltre all’ingegno e alla determinazione, lo aiutano a farsi strada e a predire ciò che verrà.

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