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K-19

regia: Kathryn Bigelow
Harrison Ford, Liam Neeson, Peter Sargaard, Christian Camargo, Joss Ackland. (138’)
anno: 2002


Kathryn Bigelow, già pittrice di talento dall’inusitato spirito visionario, compagnia di James Cameron e regista essa stessa (Blue Steel, 1990 – Point Break, 1991 – Strange Days, 1995, Il mistero dell’acqua, 2000), ritorna con una nuova tonitruante produzione dal budget a nove zeri e dalla gestazione di cinque anni. Il risultato, a partire dalla proiezione notturna, alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, lascia alquanto perplessi. L’obiettivo di raccontare la Guerra Fredda dal punto di vista sovietico sembra realizzato solo in parte (e tra l’altro i russi del film sono così poco credibili a partire dalle star Ford-Neeson), per consentire alla sceneggiatura di Christopher Kyle di sviluppare, ad uso e consumo del grande pubblico, una storia comunque appassionante di eroismo virile, di disobbedienza costruttiva, di valori perduti. Si apprezza il montaggio di Walter Murch, a tratti concitato e mozzafiato, assieme ad un uso funambolico della macchina da presa, pur costretta nello spazio esiguo di un set claustrofobico.

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