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SPIDER

regia: David Cronenberg
Ralph Fiennes, David Byrne, Miranda Richardson (89’)
anno: 2002


Tratto dal romanzo omonimo di Patrick Mcgrath, il film narra la ricostruzione, in una lunga soggettiva, dei ricordi d’infanzia di un folle, alla ricerca delle radici della propria pazzia. La malattia mentale ruota attorno ad una ossessione: quella di legare a sé la figura materna attraverso la fitta quanto simbolica ragnatela di lacci con cui il protagonista delimita i propri spazi.
Lo spazio e il tempo del racconto sono anch’essi estremamente soggettivi: problematico diviene ricostruire tanto il prima e il dopo come il dove, perché i piani del racconto si intersecano con quelli del ricordo.
La pellicola, che procede con insolita lentezza verso uno svelamento finale in parte annunciato, appare poco “cronenberghiana”, ma egualmente intrigante nella sua accurata quanto frammentaria ricostruzione di un puzzle a cui mancheranno comunque (e volutamente) i pezzi per “chiudere tutti gli incastri”. Ed è proprio qui che si rivela, benché abilmente nascosta, una regia realmente coinvolta nella costruzione di un punto di vista disturbato (permettendoci così di ritrovare le ben note ossessioni dell’autore).

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