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CHICAGO

regia: Rob Marshall
Renée Zellweger, Catherine Zeta-Jones, Richard Gere, John C.Really, Queen Latifah, Colm Feore (113').
anno: 2002


La realtà strizza l’occhio alla finzione, il Teatro al Cinema, la Parola alla Musica. Suggestivo mix di sapori, Chicago ha una genesi lontanissima (una storia di cronaca nera del ’24 che diventa dramma teatrale nel ’26, ispira due film nel ’27 e nel ’42, per divenire musical nel 1974 grazie a Gwen Vernon, ballerina, e al suo ex marito Bob Fosse). Rob Marshall, guarda caso ex ballerino e coreografo, ne trae un film decisamente coinvolgente, che senza rinnegare i topos del genere, anzi amplificandoli, non si sottrae a sperimentazioni più innovative stile Dancer in the dark di Lars Von Trier. Grande ritmo ed una convincente interpretazione del terzetto di Star.

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Suggestivo mix di sapori, CHICAGO è decisamente una pellicola coinvolgente, che a tratti ricorda CABARET, soprattutto per l'ambiguità delle metafore rappresentate sul palcoscenico, che rinviano ad una inquietante contemporaneità (il musical del '75 da cui è tratto CHICAGO è proprio di Bob Fosse - anche se la sua origine è una piece teatrale del '26 ispirata ad una storia vera scritta da Maurine Watkins, giornalista del Tribune). Inoltre affiora spesso, soprattutto nel passaggio tra il piano del musical e quello della realtà, il ricordo di DANCER IN THE DARK, solo in parte per le tematiche carcerarie; infatti è prevalentemente la sfasatura nella lettura del reale comune alle protagoniste dei rispettivi film, due piani distinti della percezione tra i quali si transita attraverso le performance musicali, a chiamare in causa la pellicola di Lars Von Trier.
Grande ritmo ed una convincente interpretazione di Renée Zellweger impreziosiscono un prodotto decisamente superiore alla media, anche se il personaggio di Richard Gere risulta a tratti troppo istrionico e non abbastanza ambiguo rispetto a quelle che sembrano le intenzioni dell'intera messa in scena.
Non del tutto meritato, invece, ci sembra l'Oscar alla Zeta-Jones, brava ma meno intensa della Julianne Moore di THE HOURS.

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