> Home > Chi siamo > Rassegne > Contatti

 

 

:: in evidenza

::> |

LA TERRA DELL’ABBONDANZA

regia: Wim Wenders
John Diehl, Michelle Williams, Richard Edson, Wendell Pierce (118').
anno: 2004


Veterano del Vietnam, spostato e paranoico, autoproclamatosi protettore della nazione dopo l’11 settembre, accanto alla giovane nipote idealista e cristiana, convinta assertrice degli errori dell’amministrazione Bush; insieme alla ricerca della verità dopo il ferimento, in apparenza casuale, di un homeless mediorientale… Che l’America non fosse il paese dei sogni lo si evinceva dai capisaldi Paris Texas, Lo stato delle cose, Alice nella città; qui il sentimento ambivalente di affetto e critica verso una nazione e i suoi sistemi (politici, economici e sociali), si carica di una struggente riflessione sulla necessità di ripartire dalle piccole cose: gli affetti familiari, l’accoglienza, persino la Fede intesa nei più semplici valori cristiani o gli ideali patriottici scevri da qualsivoglia imperialismo e delirio di onnipotenza. Ne esce un quadro disarmante, un Paese lacerato nell’animo e nel fisico, combattuto e assediato da povertà e paranoia e, tuttavia, che ha in sé i semi per la rinascita; nascosti, forse, forse neanche troppo curati ma vitali e fecondi. Dal punto di vista del linguaggio Wenders opta per scelte estetiche di facile lettura; la bella fotografia dai colori vividi e caldi di Franz Lustig, il formato scope di ampio respiro, dilatano ulteriormente la sensazione di trovarsi di fronte ad una grande ballata, sensazione suggerita anche dal largo uso di campi lunghi e panoramiche. Taluni vi hanno rilevato, non senza stizza, un uso eccessivo del digitale. Il risultato è comunque più che apprezzabile: impariamo ad ascoltare il silenzio quando tutti intorno urlano e strombazzano; non temiamo di ripartire dallo zero (anche quando è il Ground Zero). Non è poco per il Cinema, specie in tempi in cui si sbava dietro alla docu-fiction e al film-inchiesta da seconda serata.


Critica
"A chi legge i giornali francesi si raccomanda di non prendere atto delle stroncature che hanno salutato 'La terra dell'abbondanza', accolto invece molto bene a Venezia. Nel film, il migliore di Wenders negli ultimi anni, assistiamo al confronto fra l'America di Bush e l'altra America, quella che vorrebbe tornare a essere la patria della libertà. (...) Dalla periferia di Los Angeles a un borgo sperduto nel deserto, emerge l'immagine di un Paese definito ironicamente land of plenty e, invece, sopraffatto dalla miseria. Un film vitale e problematico, ricco di immagini vere colte al volo da un cineasta di razza." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 11 settembre 2004)

"'La terra dell'abbondanza' è una riflessione lucida e accorata, in forma di ballata, sul dopo 11 settembre. È diretto da Wim Wenders, il cineasta di Dusseldorf salvato dal rock'n'roll e dal blues, che arriva fino al non luogo di Trona, California, per ambientare un specie di remake di 'Paris, Texas' (...) Il cuore di questo film diretto da uno zombie sugli zombies ribelli è invece, come sempre nei film di Wenders, fuori quadro, nel soundtrack. Leonard Cohen, Beangrowers, David Bowie, Thom, Die Toten Hosen, Travis, Hub Moore, Tv Smith." (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 10 settembre 2004)

"Vecchio innamorato dell'America, anche Wenders è stato colpito intimamente da Ground Zero e ora, riflette sui cocci del sogno americano. Il risultato lascia alquanto perplessi. (...) Così Wenders finisce per cadere nella trappola che era riuscito a evitare ai tempi del suo film migliore, 'Alice nelle città'; dove il rapporto di scambio tra l'adulto e la ragazzina era ricco di emozione senza slittare nel patetico, mentre qui l'epilogo mira a farci tirar fuori i fazzoletti." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 10 settembre 2004)

Note: PRESENTATO IN CONCORSO ALLA 61MA MOSTRA INTERNAZIONALE DEL CINEMA DI VENEZIA (2004).

indietro

 

 

top