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E’ PIU’ FACILE PER UN CAMMELLO …

regia: VALERIA BRUNI TEDESCHI
VALERIA BRUNI TEDESCHI (FEDERICA); CHIARA MASTROIANNI (BIANCA, SORELLA DI FEDERICA); JEAN-HUGUES ANGLADE (PIERRE); DENIS PODALYDES (PHILIPPE); ROBERTO HERLITZKA (PADRE); MARYSA BORINI (MADRE)
anno: 2003


Trama: Federica è ricca e sembra avere tutto, ma tutti i suoi privilegi le impediscono di vivere con serenità. La morte annunciata del padre e l'arrivo di un'eredità la sconvolge, così cerca conforto scrivendo un testo per il teatro, ricorre ai consigli di un prete e all'evasione nei sogni di quando era bambina.

Critica
"La signora Valeria Bruni Tedeschi, nonostante la giovane età, ha alle spalle una carriera di attrice densa di interpretazioni intelligenti, come l'enigmatica terrorista di 'La seconda volta' (1995). Ora, dopo un rapido passaggio alla sceneggiatura con 'La parola amore esiste', si propone felicemente come regista. 'E' più facile per un cammello...' è tutto suo avendone curato la sceneggiatura ed essendone anche la protagonista. E' un film diretto con mano leggera ma dal carattere deciso che dà un'immagine spietata e grottesca di un ritaglio d'Italia fra il 1970 e l'oggi. (...) Un'opera prima costruita con tecnica e cuore che avrebbe meritato un'uscita meno informale in un festival o una grande rassegna." (Antonio Angeli, 'Il Tempo', 18 giugno 2004)

"Difficile immaginare un film più tinto d'autobiografia dell'esordio dietro la macchina da presa di Valeria Bruni-Tedeschi, che si espone anche davanti all'apparecchio praticamente nella parte di se stessa. La scommessa era rischiosa; buon per Valeria averci messo una dose d'ispirata leggerezza. Rompendo la linearità del racconto, il film oscilla tra presente e passato, gioca a nascondino tra l'età adulta e l'infanzia, mostra la compatibilità fra la commedia caustica e la fantasticheria malinconica. La partecipazione sincera alla materia è fuori discussione: non basterebbe, però, se la regista non la traducesse in termini di stile, componendo per tocchi progressivi un autoritratto e un gruppo di famiglia non convenzionali, che spesso scartano le aspettative del pubblico con effetti di benefica sorpresa. Tanta fluidità non impedisce che l'inquietudine esistenziale affiori sotto lo strato del 'gioco', né che la sensazione di libertà e d'inventiva sia il risultato di un rigore formale notevole, tanto più per un'esordiente." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 19 giugno 2004)

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