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LE CHIAVI DI CASA

regia: Gianni Amelio
Kim Rossi Stuart, Charlotte Rampling, Andrea Rossi, Pierfrancesco Favino (105')
anno: 2004


Un padre alla scoperta del figlio handicappato, abbandonato alla nascita quindici anni prima. A partire dal libro “Nati due volte” di Giuseppe Pontiggia, autore al quale Amelio dedica il delicato “In ricordo…” dei titoli di coda, il regista calabrese di Colpire al cuore, Lamerica, Il ladro di Bambini, Così ridevano, trae un percorso di formazione a senso unico, sfruttando l’espediente narrativo del viaggio. Ma, attenzione, c’è la complicazione dell’handicap e della totale estraneità dei due protagonisti, per di più legati da un rapporto solo biologico padre-figlio. Laddove il più parruccone e pragmatico Cinema americano avrebbe trovato materiale per almeno quattro strombazzati Oscar, Amelio gioca la carta della delicatezza e dell’essenzialità, rinunciando ad inutili orpelli estetici e fuorvianti letture sociali o generazionali. Sullo schermo solo le difficoltà (reali) motorie di Paolo (Pierfrancesco Favino, molto bravo, un piccolo istrione della scena) e quelle relazionali-emozionali (recitate) di Gianni (un collaudato Kim Rossi-Stuart). Unica “concessione” d’autore nella scelta della grande Charlotte Rampling a cui, purtroppo, spetta il monologo più ovvio della pellicola, nobilitato, però, da un’interpretazione magistrale al punto di un’interminabile ed intensissimo primo piano. Schivando la sirena del finale consolatorio Amelio preferisce chiudere col campo lungo su un cielo denso di nubi sul cui orizzonte si staglia la vettura coi due protagonisti abbracciati; quasi un prologo alle future difficoltà accettate (neanche tanto serenamente), da parte dell’adulto. Molto forte il senso di spaesamento e incomunicabilità reso nei gesti, nei dialoghi (a volte anche ironici), nella fotografia asciutta e nel taglio secco ed immediato delle inquadrature; nella scelta di girare in luoghi non-luoghi: i treni, l’ospedale, le città del Nord Europa, le stazioni degli autobus…
(Alberto Piastrellini)

da PRIMISSIMA
Un film ispirato, anche se su commissione. Raicinema infatti chiese a Gianni Amelio di lavorare al libro Nati due volte di Giuseppe Pontiggia per trarne un film. E il regista accolse la proposta con riserva: "non credevo di essere capace di affrontare un libro che racconta un'esperienza così intima. Entrare nel mondo famigliare di Pontiggia mi sembrava un'invasione troppo violenta e per questo ho voluto trovare il mio modo di trasporre sullo schermo il romanzo". Una difesa istintiva di fronte al soggetto incandescente di Pontiggia e la ricerca di una 'chiave' più critica, meno soggettiva e più universale da parte dell'autore de Il ladro di bambini. Le chiavi di casa dunque ha un forte legame sentimentale con il libro, ma al tempo stesso è qualcosa di altro. La storia di un padre e di un figlio che dopo anni di rifuto si incontrano per la prima volta, su un treno diretto a Berlino. L'uomo è giovane e forse era troppo giovane quando Paolo è nato. Quest'ultimo adesso ha quindici anni, è disabile, generoso, allegro e esuberante. Il film resoconta una felicità inattesa e fugace: conoscersi lontani da tutto per ritrovarsi e scoprirsi vicini e diversi. Il soggiorno in Germania e poi un imprevisto viaggio in Norvegia fanno nascere tra i due un rapporto fatto di scontri, scoperte e misteri. Il film è ambientato in gran parte a Berlino Est, luogo straniante per eccellenza. Ideale per 'raffreddare' il tumulto di due anime fragili e rappresentare le ombre e le luci di una singolare amicizia.

L'attore
"Amelio costruisce i personaggi a partire dagli attori, e il fatto che abbia pensato a me naturalmente mi lusinga. Lavorare con lui è un'esperienza intensa e formativa ". Kim Rossi Stuart

L'autore
"Ho scelto Kim perché è bello. Non è un criterio di selezione riduttivo, anzi. La bellezza, intesa come capacità di espressione, oltre che piacere estetico, è tutto in un attore". Gianni Amelio

(a cura di Primissima)

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