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TRIPLE AGENT - AGENTE SPECIALE

regia: ERIC ROHMER
KATERINA DIDASKALOU (ARSINOE'); SERGE RENKO (FJODOR); CYRIELLE CLAIRE (MAGUY); GRIGORI MANOUKOV (BORIS);DIMITRI RAFALSKY (GENERALE DOBRINSKY)
anno: 2004


Trama:
Maggio 1936: Fjodor è un vecchio generale dell'esercito dello zar che vive a Parigi dopo essere fuggito dal comunismo. Insieme a una ristretta cerchia di rifugiati, Fjodor è favorevole a un ritorno della monarchia. Sua moglie Arsinoè, una giovane pittrice greca, frequenta invece senza alcun problema i suoi vicini di casa dalle idee dichiaratamente comuniste. Sta per scoppiare la guerra in Spagna mentre in Francia assistiamo alla vigilia delle elezioni che vedranno la vittoria del Fronte Popolare. Alla luce di questi eventi, lo stesso Fjodor annuncia di essere una spia professionista. Ma per chi? Per i Russi anticomunisti, per i sovietici o per i nazisti? E nel suo gioco pericoloso fino a che punto è disposto a sacrificare la moglie?

Critica:
"Nel cinema di genere la spia è di solito un insospettabile smascherato nel corso del racconto o addirittura alla fine. (...) 'Triple agent' conserva il sapore della quotidianità incastonandola in documentari d'epoca e facendo scivolare la situazione verso la tragedia della famiglia e dell'Europa. In questa meditazione sulla storia, Rohmer, che compirà 84 anni nell'aprile prossimo, si conferma un maestro." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 14 febbraio 2004)

" Questa pellicola potrebbe sembrare un cambiamento di rotta nel senso già indicato da ' La nobildonna e il duca' ; e cioè di una cornice d’epoca con al centro una riflessione che non investe le contraddizioni del cuore bensì quelle della storia. Tuttavia, siccome tali problematiche sono incarnate da esseri umani che ne discorrono nel privato, lontano dai luoghi del potere e dell’azione, il cinema di Rohmer si dimostra di estrema coerenza. Nei suoi film la dialettica delle idee non assume mai un’astratta connotazione ideologica: rispecchia invece le ambigue sfumature di colore della vita, dove nulla è solo bianco o nero come pretendono coloro che parlano a scopo strumentale. Triple Agent si basa sul caso vero rimasto insoluto del russo bianco esule Fiodor Voronin, che sospettato di un rapimento sul punto di essere arrestato sparì: ma, come scritto nei titoli di testa, a parte lo spunto, tutto quello che vediamo sullo schermo è frutto della fantasia." (Alessandra Levantesi, La Stampa, 14 febbraio 2003)

"Molto snob, teatrale e colto, acuto, allusivo e sommesso. In tutta sincerità 'Triple agent' è un film che sembrerà bellissimo solo agli adepti: non tanto del cinema d'arte e d'essai, quanto del tocco di Eric Rohmer, il più classico dei registi moderni e viceversa. (...) La trama, che si evolve quasi solo nei dialoghi e grazie a implicazioni sentimentali volutamente ambigue, risulta perfettamente inquadrata nelle essenziali scenografie e sintonizzata sui pertinenti cinegiornali d'epoca: così, al di là del gioco incrociato delle ottime recitazioni, prende corpo la memoria del Fronte Popolare di Léon Blum, della Parigi crocevia di spie e crogiolo di lingue e personalità esotiche costrette a 'comunicare in codice' a fine di cospirazione permanente. Come ne 'La nobildonna e il duca' Rohmer ricostruisce minuziosamente una storia pubblica e/o privata senza cedere ai cliché politici semplicistici o faziosi e nella schermaglia degli intrighi fa scivolare con nonchalance una parabola firmata sulla doppiezza umana, sull'amore sprecato e sulla morale schiavizzata dall'ideologia." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 4 giugno 2005)

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