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GABRIELLE

regia: Patrice Chéreau
Isabelle Huppert, Pascal Greggory, Claudia Coli, Thierry Hancisse, Chantal Neuwirth, Rinaldo Rocco. (90’)
anno: 2004


Parigi, primi del Novecento, interno alto-borghese. La vita dei ricchi ed invidiati coniugi Hervey è tutto un rutilare fastoso di cene di gala, riti e cerimonie di una società ai vertici; finché il meccanismo si rompe… Ispirandosi al romanzo Il ritorno di Joseph Conrad, il sessantaduenne Chéreau (La Regina Margot; Intimacy – Orso d’Oro 2001; Son frère – Orso d’Argento 2003), imbastisce una pièce a due sul crollo di un’epoca, le sue ideologie e le sue istituzioni.
Messa in scena di grande rigore formale che rivela la formazione teatrale (affermato a livello internazionale per gli allestimenti di prestigiosi spettacoli lirici) e il gusto per l’iconografia pittorica, il lavoro del regista di Lézigné indulge in continue ed avvolgenti carrellate circolari, dalla comprovata forza descrittiva ma che alludono qui alla immutabile circolarità delle azioni dei personaggi, prigionieri di un mondo lussuoso (ma circoscritto) e di convenzioni apparentemente inalterabili. Se i contrasti e le contraddizioni fra i due personaggi principali sono ben codificabili: - marito affermato e combattivo nel lavoro ma vocato al tranquillizzante sempreuguale; moglie frizzante in società ma docile e sottomessa in famiglia che si rivela, infine, ribelle e (d)istruttiva - in minor grado, a meno di non dover chiamare in causa un estetismo autocompiaciuto, lo sono certe scelte narrative che sembrano stonare con lo stile d’antan dell’insieme (voce off del protagonista, anacronistici “cartelli”, uso improvviso del bianco/nero). Su tutti primeggia una straordinaria Isabelle Huppert alla quale, per ovviare alla complessa alchimia del Festival che “prevedeva” almeno una Coppa Volpi ad una delle “candidate” italiane (Buy – Mezzogiorno), è stato conferito in extremis (del resto l’interpretazione non poteva passare sotto silenzio impunemente a meno di non dover smaccatamente rivelare pre-giudizi interessati) un Premio speciale: “Per il complesso dell’opera”.

Leone Speciale ad Isabelle Huppert

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