Soldini non è nuovo al tema della cecità: lo aveva già affrontato nel documentario PER ALTRI OCCHI nel 2013. Questa volta porta a Venezia, fuori concorso, un’opera di finzione. Emma (Valeria Golino) ha perso la vista a 16 anni, ora è una giovane donna che fa l’osteopata; Teo è un pubblicitario che passa da una donna all’altra con una superficialità che nasconde altro. L’incontro tra i due indurrà nell’uomo una necessaria empatia con l’handicap e una presa di coscienza dei propri limiti… La storia è piuttosto prevedibile, ma ben recitata (brava la Golino, abbastanza in parte Giannini); buona la fotografia, verosimili i dialoghi. Il personaggio di Teo, in particolare, che viene presentato in una significativa scena di buio, vive sulla superficie delle cose, ne coglie l’apparenza, ma le sfiora senza lasciarsi coinvolgere: la sua evoluzione sarà sincera? Discreto nel complesso, ma non sempre coinvolgente.
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