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SENTIERI DI CINEMA a Monticelli (AP)

TEATRO PARROCCHIALE SS. SIMONE E GIUDA
MONTICELLI - ASCOLI PICENO
RASSEGNA DI DOCUMENTARI

Una collaborazione "Nel corso del tempo" - "Sentieri di Cinema" - "Libero Bizzarri"

♦ Giovedì 11 dicembre 2008, ore 21 - Proiezione documentari:
Lucania dentro di noi di Libero Bizzarri (1967, 15')
La Storia di Pia. Mio fratello e mia sorella venduti per poche lire
di Basile Sallustio (1999, 90' - 1° Premio al Bizzarri 2000)

♦ Giovedì 18 dicembre 2008, ore 21 - Cabaret:
“Tipi sfrigni ascolani” della Compagnia del Capannone
Personaggi tipici e macchiette ascolane
Regia di Gianni Lattanzi, tratto dalla commedia di Marco Scatasta “’Rrete li mierghie”.

♦ Giovedì 08 gennaio 2009, ore 21 - Proiezione documentari:
Noto, Mandorli, Vulcano, Stromboli, Carnevale
di Michelangelo Antonioni (1993, 8’)
Un'ora sola ti vorrei di Alina Marazzi
(2002, 55' -Premio "Rivista del Cinematografo" al Bizzarri 2003)

♦ Giovedì 22 gennaio 2009, ore 21 - Proiezione documentari:
Vento dell’Adriatico di Florestano Vancini (1960, 12')
Craj - Domani di Davide Marengo (2005, 81' – 1° Premio al Bizzarri 2006)

♦ Giovedì 26 febbraio 2009, ore 21 - Proiezione film-documentario:
Tyssenkrupp Blues
di Pietro Balla, Monica Repetto (2008, 73’)
con la presenza dei registi e del protagonista del film - nell'ambito della rassegna: FRAMMENTI 2009

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1° INCONTRO

Lucania dentro di noi

di Libero Bizzarri (1967, 15')

Muovendo dalla superficie dei quadri di Carlo Levi, Libero Bizzarri trasporterà  lo spettatore in un suggestivo viaggio, lascerà scoprire i suoi dipinti in relazione a luoghi e persone che ne sono stati elemento di ispirazione. Attraverso un montaggio alternato, descriverà le analogie tra i quadri di Carlo Levi e la realtà lucana: paesaggi, volti, gesti, animali.

La Storia di Pia. Mio fratello e mia sorella venduti per poche lire

di Basile Sallustio (1999, 90' - 1° Premio al Bizzarri 2000)
Pia ha 10 anni quando vede, per l’ultima volta, i suoi fratellini di 4, 7 e 9 anni, mentre si allontanano a cavallo di un asino che li porta verso il loro destino: fratelli «venduti» dal padre a una rete di adozione italo–americana. L’Italia, e più ancora l’Italia meridionale del dopoguerra, soffriva la fame... Durante tutti questi anni, Pia non ha avuto nessuna notizia dei suoi fratelli e sorelle. Benché non sia affatto responsabile del loro allontanamento, una specie di rimorso la stringe. Sono ancora vivi? Che ne è stato di loro? Stanno insieme, nello stesso posto? Come trovare il sollievo, se non rifacendo, a 45 anni di distanza, il loro stesso cammino? Alla fine, dopo una lunga inchiesta in Italia e negli Stati Uniti, Pia ritroverà i suoi fratelli e li riporterà al paese. Una storia che ci fa riscoprire la sorte di decine di migliaia di bambini italiani che furono, tra il 1945 e il 1965, oggetto di questo terribile traffico.
 
2° INCONTRO
Noto, Mandorli, Vulcano, Stromboli, Carnevale
di Michelangelo Antonioni (1993, 8’)

Il regista Michelangelo Antonioni ritorna nei luoghi dove è stata girata "L'avventura" con 5 schizzi. In "Noto" ci mostra il paesaggio siciliano lasciandoci senza fiato; in "Mandorli" gioca con il colore degli alberi fioriti; in "Vulcano" e "Stromboli" sono i vulcani con la loro imponenza a svettare tra cielo e mare; in "Carnevale" ritrae la gente dall'alto, così piccola dinanzi alla grandezza della natura.

Un'ora sola ti vorrei

di Alina Marazzi (2002, 55' - Premio "Rivista del Cinematografo" al Bizzarri 2003)
Mia madre è nata nel 1938 ed è morta nel 1972, quando io avevo 7 anni. Non ho molti ricordi di lei, ma ho sempre saputo che in un armadio in casa dei miei nonni era rinchiusa tutta la memoria visiva della nostra famiglia. In questo armadio sono conservate delle scatole di vecchie pellicole, filmati girati dal padre di mia madre tra il 1926 e gli anni ’80, con una cinepresa amatoriale 16 mm. É solo qualche anno fa che ho avuto il coraggio di cominciare a guardare questi filmati, con grande curiosità ed emozione, soprattutto quelli segnati con una “L”, l’iniziale del nome di mia madre: Liseli.
Come per una magia, in un attimo, quella misteriosa e sconosciuta persona proiettata sullo schermo davanti a me era come se fosse viva. In un secondo ero catapultata nel passato, all’epoca in cui viveva una madre conosciuta poco e molto dimenticata.
Il film inizia con la registrazione sonora di un disco 45 giri con la vera voce di mia madre che mi parla; il resto del racconto intreccia la lettura di lettere e diari di mia madre e delle cartelle cliniche delle case di cura in cui mia madre ha trascorso lunghi periodi. Attraverso questi testi è possibile ricostruire per intero la sua vita , nei suoi vari periodi: l’adolescenza, l’amore, i figli, la malattia, il disagio esistenziale.

Il film è la ricostruzione della mia personale ricerca del volto di mia madre, attraverso il montaggio dei filmati girati da mio nonno. Un tentativo di ridarle vita anche solo sullo schermo, un modo per celebrarla ricordandola. Per quasi tutta la mia vita il nome di mia madre è stato ignorato, evitato, nascosto. Il suo volto anche. Ho la fortuna invece di poterla vedere muoversi, ridere, correre…. Perfino vederla nel suo primo giorno di vita! E poi vederla crescere, imparare a camminare, sposarsi, portarmi a fare un giro in barca! Raccontare la storia di mia madre attraverso questi vecchi filmati è stato per me ridare dignità al ricordo della persona che mi ha messo al mondo. E' un regalo che voglio fare a me, a lei, a tutti i figli e a tutti i genitori. Con questo lavoro vorrei anche trasmettere il fortissimo sentimento di nostalgia che ho provato nel guardare queste immagini per la prima volta. Non solo nostalgia per una mamma che non c'è e non c'è mai stata, ma anche nostalgia per tutto quello che è stato e che non tornerà, per quello da cui veniamo e al quale ci sentiamo più o meno consapevolmente legati. La nostalgia come condizione essenziale per vivere. Nel film ho voluto evocare queste atmosfere e sentimenti che, credo, toccano ognuno di noi. (Alina Marazzi)

3° INCONTRO
Vento dell’Adriatico
di Florestano Vancini (1960, 12')
Una campagna di pesca con un peschereccio di San Benedetto del Tronto.
 
Craj - Domani
di Davide Marengo (2005, 81' – 1° Premio al Bizzarri 2006)
Scritto dall'esordiente regista napoletano D. Marengo con Paola Papa, s'ispira all'opera teatral-musicale Craj, ideata e diretta da Teresa De Sio e scritta con Giovanni Lindo Ferretti di cui ricalca la struttura. È il viaggio musicale del principe Froridippo (Ferretti) e del suo servo Bimbascione (De Sio) col cavallo Toledo attraverso la Puglia, dal Gargano al Salento. L'itinerario ha tre tappe: a Carpino dove mangiano con i Cantori; a Foggia dove conoscono Matteo Salvatore; a Cutufrano dove ballano con Uccio Aloisi. Ogni tappa corrisponde a una diversa dimensione della tradizione musical-popolare della Puglia. “Coniugare tre codici espressivi tanto diversi tra loro come il documentario, la fiaba, il concerto mi sembra essere la scommessa di questo film sullo ‘spettacolo della vita’” (Giorgio Gosetti). È una scommessa vinta. Fotografia: Vittorio Omodei Zorini. Produce e distribuisce la Pablo di Gianluca Arcopinto.
 
4° INCONTRO
Tyssenkrupp Blues
di Pietro Balla, Monica Repetto (2008, 73’)
Carlo Marrapodi, un giovane calabrese trasferitosi a Torino, dal 2000 ha trovato lavoro presso l'acciaieria ThyssenKrupp, tristemente nota per il drammatico incidente avvenuto nel dicembre 2007, in cui sette uomini morirono tra le fiamme in un'area priva di misure di sicurezza adeguate. Nell'aprile del 2007 la dirigenza tedesca decide di smantellare lo stabilimento di Torino, costringendo il giovane e i suoi colleghi a scegliere tra il trasferimento a Terni e il licenziamento. In giugno l'operaio riceve una lettera che annuncia la cassa integrazione con effetto immediato. Inaspettatamente l'azienda rimanda lo smantellamento degli impianti a fine anno e Carlo è richiamato al lavoro in autunno. Per non perdere il diritto alla liquidazione, gli operai sono costretti a fare turni massacranti e le condizioni di sicurezza sono del tutto precarie: il giorno della tragedia, Carlo aveva svolto il turno pomeridiano. Dopo l'incidente, il giovane si ritrova in cassa integrazione ed è costretto a fare ritorno in Calabria.
Esordio nel lungometraggio, firmato da Pietro Balla e da Monica Repetto, Thyssenkrupp Blues è un documentario che non ha pretese di oggettività o di una ricostruzione fedele dei fatti di quella disgrazia, così come si sono succeduti, ma è un resoconto soggettivo e come tale "di parte" che nel seguire il percorso di un operaio, ripercorre quasi un anno di storia della fabbrica.
Il ragazzo è osservato e ripreso nella quotidianità dei suoi gesti, delle sue reazioni e la videocamera documenta, implacabilmente, il suo ribellarsi alla cassa integrazione, ai divieti imposti dalle alte sfere dirigenziali di oltrepassare i cancelli della fabbrica, anche solo per fare uso dei servizi igienici.
Il racconto non è privo di istanti di ironia tinta di amarezza, di disincanto e di cupa rassegnazione. Gli accadimenti vengono narrati, filtrati, vissuti in prima persona dall'operaio, così come il trauma per la perdita dei suoi compagni, oltre che del lavoro. Un ritratto essenziale, a tratti forse con qualche ingenuità, eppure efficace, che riesce bene a descrivere la sensazione di alienazione e di stordimento che pervade il protagonista.
Soprattutto, offre lo spunto per una riflessione sul potere dell'immagine, sulla consapevolezza di quanto l'interesse di un caso umano, sociale o politico, possa fin troppo facilmente "accendersi" o "spegnersi", a seconda che i riflettori dei media siano puntati su di essi.
 

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