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ALLA LUCE DEL SOLE 2005

DISPONIBILI LE FOTO DELLA DUE GIORNI IN GALLERIA IMMAGINI
Il sacrificio di Padre Pino Puglisi, educatore dei giovani fino all'estrema testimonianza della morte per mafia, portato sullo schermo da Roberto Faenza.

INIZIATIVE CON IL PUBBLICO
LUNEDI' 21 MARZO al cinema Dorico di Ancona alle ore 21,10
- dopo la proiezione del film -
presenti per una riflessione con il pubblico:
- ALESSIA GORIA attrice (Sr. Carolina nel film)
- MAURIZIO ARTALE, Responsabile del Centro di Accoglienza "Padre Nostro" di Palermo fondato da padre Pino Puglisi
- DOMENICO DE LISI, Assistente sociale del Centro "Padre Nostro"

INIZIATIVE CON LE SCUOLE
Lunedì 21 marzo ore 9,30
CINEMA DORICO
proiezione del film e dibattito con gli studenti del LICEO PEDAGOGICO di ANCONA (sez Classico "Rinaldini") - presente DOMENICO DE LISI, Assistente sociale del Centro "Padre Nostro"

Martedì 22 marzo ore 9:00
CINEMA ITALIA
proiezione del film e dibattito con gli studenti del LICEO SCIENTIFICO "G. Galilei" di ANCONA - presenti ALESSIA GORIA, MAURIZIO ARTALE e DOMENICO DE LISI.

INIZIATIVA SPECIALE

Giovedì 5 maggio - ore 10
CINEMA EXCELSIOR - Falconara
proiezione riservata al clero
segue dibattito

Galleria di immagini



Regia: Roberto Faenza
Interpreti: Luca Zingaretti (Don Pino Puglisi), Alessia Goria (Suor Carolina), Corrado Fortuna (Gregorio), Giovanna Bozzolo (Anita), Francesco Foti (Filippo), Piero Nicosia (Giuseppe), Lollo Franco (Gaspare), Mario Giunta (Saro), Pierlorenzo Randazzo (Domenico), Gabriele Castagna (Rosario), Salvo Scelta (Carmelo)
Durata: 89’

La storia di Don Pino Puglisi, il parroco assassinato dalla mafia a Palermo nel quartiere Brancaccio il giorno del suo 56°compleanno, il 15 settembre 1993, nel momento esatto in cui Roberto Baggio segnava un gol per l’Italia e tutta la sua città era davanti al televisore. Ai ragazzi di strada, 'angeli' cresciuti all’Inferno, quell'uomo era capace di ridare la speranza in una vita diversa. Don Pino non riconosceva il potere della mafia e con il suo esempio stava invitando la gente del quartiere a riappropriarsi della libertà negata. Per la mafia era un individuo troppo pericoloso che "toglieva i ragazzini ddlla strada e rompeva le scatole". Ora in Vaticano è all'esame presso la Congregazione per le cause dei Santi il suo processo di beatificazione come martire.

Dalle note di regia: Nel mese di maggio bombe della mafia erano esplose il 14 a Roma in Via Fauro e il 27 a Firenze presso gli Uffizi, in via dei Georgofili. Il 27 luglio a Milano in via Palestro e a Roma, a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio al Velabro, ci furono altre espolsioni. La mafia aveva risposto così alla richiesta fatta da Giovanni Paolo II durante la sua visita ad Agrigento: "Convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio!"

LA CRITICA

"Eravamo in molti ad aver dimenticato questo 'eroe non-eroe' fino a quando lo abbiamo riscoperto nel ritratto fraterno che ne fa Luca Zingaretti: un attore alla Gian Maria Volontè, totalmente immerso, antiretorico, sincerista. (...) Il racconto riassume due anni di tragica esperienza pastorale: restituito alle strade della sua infanzia, don Pino si trova davanti lo spettacolo della chiesa vuota, proprio come il prete di Bergman in 'Luci d'inverno', e decide che i parrocchiani se li andrà a cercare. Senza tonaca, con scoppola e maglione, gironzola in bici, osserva, si informa e invita i ragazzi sbandati a venire a giocare in parrocchia. Strumento infallibile di catechesi, il pallone diventa un pretesto per insegnare che bisogna comportarsi secondo le regole. Il sacerdote rifiuta la bustarella della corruzione e presta il suo aiuto dove può, fa lezione, insegna come si leggono i giornali, guida la processione di San Gaetano contro il banchetto spendaccione dei potenti, raccoglie firme. Ma di fronte ai caroselli dei picciotti in motoretta giubilanti per l' eccidio di Giovanni Falcone e la sua scorta, non esita a denunciare dal pulpito gli assassini invitandoli a uscire allo scoperto. Come risposte si susseguono un incendio doloso, una brutale aggressione in casa e infine un' esecuzione sommaria tanto ineluttabile che il regista, con ispirata finezza, non sente il bisogno di banalizzarla facendo risuonare gli spari. E se per paura la gente chiude le imposte e transita davanti al cadavere come se non ci fosse, i bambini accorrono a ingentilire il feretro con i loro giocattoli. Triste? Più triste ancora è apprendere che dopo 12 anni al Brancaccio niente è cambiato." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 22 gennaio 2005)

"Roberto Faenza ha girato un bellissimo film pieno di civiltà e affetti su don Puglisi, un prete che combatte per la luce contro l'ombra e viene assassinato dalla mafia perché invade la sua zona di influenza presso i ragazzi fuori di Palermo, manovalanza di malavita. 'Alla luce del sole' si intitola non a caso la biografia piena di passione e di sentimento che testimonia un cinema utile in una società in cui ci sentiamo a volte tutti abbandonati. Stile secco, senza manierismi, con un ottimo, introverso, misurato Luca Zingaretti, esule da Montalbano: uno di quei personaggi impotenti nella Storia cui Faenza, indagando il reale, offre il riscatto di un vibrante identikit che ci riporta al cinema italiano alla Rosi, di tempi migliori." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 29 gennaio 2005)



Intervista ad Alessia Goria
interprete di suor Carolina nel film

Domanda. Una domanda di rito. Perché hanno scelto lei per la parte di una suora vicina alla vita e alla missione di don Puglisi e come si è "sentita"?
Alessia Goria: La vita mi ha portato a non credere al caso, bensì a pensare che ogni situazione o avvenimento abbiano una loro precisa causa. Per questo è stato per me un onore e un piacere interpretare il personaggio di suor Carolina al fianco di Luca Zingaretti.
Personalmente ho sempre creduto in un ideale di cinema che possa trasmettere e, oserei dire, anche educare lo spettatore all’arricchimento e alla riflessione. In questo senso non poteva capitarmi un personaggio migliore.

D. Accostando il personaggio di don Puglisi, sia attraverso la conoscenza della sua vita che attraverso la finzione scenica, quale personale esperienza interiore ha vissuto?
A.G. La vita di don Puglisi è occasione di insegnamento e di arricchimento per tutti noi e dovremmo essere grati a tutti coloro che ci hanno tramandato il suo esempio come uno straordinario modello di coraggio, di coerenza e di umanità. Un esempio che don Puglisi ha portato avanti con umiltà e consapevolezza in un mondo malato e violento quale è stato e continua a essere quello dominato dalla mafia.

D. Lei pensa che l’essere prete per don Puglisi abbia rappresentato una marcia in più? Quanto conta l’elemento religioso e spirituale nella capacità di dono di sé?
A.G. Non penso che per esprimere una forte spiritualità sia necessario essere uomini di religione, anche se don Pino ne ha rappresentato i valori più alti. È vero infatti che nella storia grandi uomini "laici" in ogni parte del pianeta hanno affrontato la vita con lo stesso spirito, come una missione, per infondere nel prossimo messaggi di pace, di giustizia e di speranza. Basti pensare a Gandhi o a Galtung, per citare solo qualche esempio. Per restare in Italia, uomini quali lo stesso Falcone o Borsellino non sono forse morti per la loro fede negli ideali della verità e della giustizia?

D. Secondo lei, i giovani di oggi hanno bisogno di "eroi" o di situazioni estreme per risvegliare ideali dentro di loro? E i giovani hanno ideali o facilmente li seppelliscono sotto un ordinario quotidiano?
A.G. Sì, dico sì senza esitazione, perché ognuno di noi è frutto della propria esperienza e degli insegnamenti che riceve. Così come in ogni essere umano, senza distinzione alcuna, coesistono forti spinte tendenti al bene e alla crescita insieme a grandi spazi di oscurità e di errore.
Proprio pensando ai giovani, la conoscenza di un percorso come quello di don Puglisi può essere di grande aiuto, di arricchimento culturale e spirituale, perché la sete di giustizia e di felicità è un diritto di tutti.
(Da www.cnos.org/cspg/npg2005/05-02-61.html)

filmografia essenziale: CARO DOMANI - 1999; ALLA LUCE DEL SOLE - 2004; I GIORNI DELL'ABBANDONO (di Roberto Faenza con M. Buy e L. Zingaretti- Attori - 2004 in uscita a settembre 2005)


Breve biografia di Padre Pino Puglisi

Don Giuseppe Puglisi nasce nella borgata palermitana di Brancaccio il 15 settembre 1937, figlio di un calzolaio e di una sarta, e viene ucciso dalla mafia nella stessa borgata il 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno.
Entra nel seminario diocesano di Palermo nel 1953 e viene ordinato sacerdote dal cardinale Ernesto Ruffini il 2 luglio 1960. Nel 1961 viene nominato vicario cooperatore presso la parrocchia del SS.mo Salvatore nella borgata di Settecannoli, limitrofa a Brancaccio, e rettore della chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi.
Nel 1963 è nominato cappellano presso l'istituto per orfani "Roosevelt" e vicario presso la parrocchia Maria SS. ma Assunta a Valdesi. Sin da questi primi anni segue in particolare modo i giovani e si interessa delle problematiche sociali dei quartieri più emarginati della città.
Segue con attenzione i lavori del Concilio Vaticano II e ne diffonde subito i documenti tra i fedeli con speciale riguardo al rinnovamento della liturgia, al ruolo dei laici, ai valori dell'ecumenismo e delle chiese locali.
Il suo desiderio fu sempre quello di incarnare l'annunzio di Gesu' Cristo nel territorio, assumendone quindi tutti i problemi per farli propri della comunità cristiana.
Il primo ottobre 1970 viene nominato parroco di Godrano, un piccolo paese in provincia di Palermo - segnato da una sanguinosa faida - dove rimane fino al 31 luglio 1978, riuscendo a riconciliare le famiglie con la forza del perdono. In questi anni segue anche le battaglie sociali di un'altra zona della periferia orientale della città, lo "Scaricatore".
Il 9 agosto 1978 è nominato pro-rettore del seminario minore di Palermo e il 24 novembre dell'anno seguente direttore del Centro diocesano vocazioni. Nel 1983 diventa responsabile del Centro regionale Vocazioni e membro del Consiglio nazionale. Agli studenti e ai giovani del Centro diocesano vocazioni ha dedicato con passione lunghi anni realizzando, attraverso una serie di "campi scuola", un percorso formativo esemplare dal punto di vista pedagogico e cristiano.
Don Giuseppe Puglisi è stato docente di matematica e poi di religione presso varie scuole. Ha insegnato al liceo classico Vittorio Emanuele II a Palermo dal '78 al '93.
A Palermo e in Sicilia è stato tra gli animatori di numerosi movimenti tra cui: Presenza del Vangelo, Azione cattolica, Fuci, Equipes Notre Dame. Dal marzo del 1990 svolge il suo ministero sacerdotale anche presso la "Casa Madonna dell'Accoglienza" dell'Opera pia Cardinale Ruffini in favore di giovani donne e ragazze-madri in difficoltà.
Il 29 settembre 1990 viene nominato parroco a San Gaetano, a Brancaccio, e nel 1992 assume anche l'incarico di direttore spirituale presso il seminario arcivescovile di Palermo. Il 29 gennaio 1993 inaugura a Brancaccio il centro "Padre Nostro", che diventa il punto di riferimento per i giovani e le famiglie del quartiere.
La sua attenzione si rivolse al recupero degli adolescenti già reclutati dalla criminalità mafiosa, riaffermando nel quartiere una cultura della legalità illuminata dalla fede.


L’assassinio:

"Imputato, dica alla Corte perché l'avete fatto"."Quel prete prendeva i ragazzi dalla strada, ci martellava con la sua parola, ci rompeva le scatole". Era un uomo solo, disarmato. Per fermarlo lo chiamarono padre, perché era un sacerdote. L'assassino, 28 anni, 13 omicidi alle spalle, teneva in pugno una pistola col silenziatore. Un altro, mentendo, disse: "E' una rapina".L'uomo disse solo tre parole: "Me lo aspettavo". Sorrise, come faceva sempre con tutti. E fu l'ultimo dei suoi sorrisi.
Sono gli anni delle stragi di Capaci e di via d'Amelio, dove nello spazio di pochi mesi perdono la vita i giudici Falcone e Borsellino insieme a tanti altri.Proprio gli stessi clan che organizzano le stragi si trovano di fronte quel prete indomabile, quel parroco che insegna ai ragazzi a credere in un mondo diverso, a non sottostare alla sopraffazione.
Lo avvertono: bruciano le case dei suoi collaboratori, incendiano la chiesa; lo minacciano, cercano di fare il vuoto attorno a lui, ma la sua fede non cede alle intimidazioni. E allora per toglierlo di mezzo non resta che la strada della viltà estrema. Questa è la storia di don Giuseppe Puglisi, ricostruita dopo dieci anni di ricerche, testimonianze, confidenze. Fu assassinato il 15 settembre 1993, il giorno del suo compleanno, perché sottraendo i bambini alla strada, li sottraeva al reclutamento dei boss, che nel rione di Brancaccio, dove era nato, hanno creato da tempo immemorabile un vero e proprio vivaio di manovalanza criminale.
Ma se don Puglisi fu giudicato da Cosa Nostra una fastidiosa presenza della quale liberarsi brutalmente, il suo assassinio fu in realtà l'epilogo di una lunga catena di incomprensioni e silenzi da parte di troppi, persino degli intellettuali "schierati", abituati a esaltare gli eroi di cartapesta e a dimenticare gli umili che lavorano in silenzio. Questa storia si potrebbe definire un caso di forzata solitudine.

Brevi note sul contesto di quegli anni (da un articolo di Giorgio Bongioanni)

· Nel 1984 Tommaso Buscetta, “boss dei boss” arrestato a Brasilia e condotto in Italia, diede un nome alla mafia siciliana, dicendo che gli “uomini d’onore” la chiamavano “Cosa Nostra”. Non fu lui il primo a parlare. Melchiorre Allegra (1937), Joe Valachi (1962), Leonardo Vitale (1974) riferirono di uomini d’onore distribuiti in famiglie, raggruppate in mandamenti, capeggiati da un rappresentante che manteneva i rapporti con tutte le famiglie sparse sul territorio. Non furono creduti. L’ultimo di questi, Vitale, fu internato in un manicomio criminale e dopo pochi giorni dalla sua scarcerazione assassinato.
Tommaso Buscetta, invece, incontrò Giovanni Falcone.

· Nelle tante interviste rilasciate a Marcelle Padovani è vivido per il giudice, divenuto poi il nemico numero 1 della mafia, il ricordo di quei giorni.
“Ci ha fornito numerosissime conferme sulla struttura, sulle tecniche di reclutamento, sulle funzioni di Cosa Nostra. Ma soprattutto ci ha dato una visione globale, ampia, a largo raggio del fenomeno. Ci ha dato una chiave di lettura essenziale, un linguaggio, un codice. E’ stato per noi come un professore di lingue che ti permette di andare dai turchi senza parlare con i gesti”.

· Con le dichiarazioni di Buscetta furono riempite centinaia di pagine di verbali. Nelle sue parole – nei nomi, nelle date, nei luoghi, nei fatti – una Cosa Nostra che non si presentava come un anti-Stato, ma piuttosto come “una organizzazione parallela che vuole approfittare delle storture dello sviluppo economico, agendo nell’illegalità e che, appena si sente veramente contestata e in difficoltà, reagisce come può, abbassando la schiena”.

· Il 10 febbraio del 1986 prese il via il primo maxiprocesso.
Quel giorno di pioggia e vento, ricorda Saverio Lodato, “di certi mafiosi finalmente si videro le facce. Luciano Liggio, Pippo Calò Mariano Agate – accusato di aver preso parte al commando che eliminò Dalla Chiesa nel 1982. Come loro, centinaia di altri uomini d’onore. 475, per la precisione, tra soldati, gregari, capidecina e membri della Commissione.

· Quasi due anni dopo, il 16 dicembre 1987, il primo verdetto: 49 udienze dibattimentali, 666mila fotocopie di atti processuali, 35 giorni di camera di consiglio per decidere che solo 114 degli imputati andavano assolti. Gli altri si divisero 19 ergastoli e 2675 anni di carcere.
Per la prima volta nella storia l’impunità di Cosa Nostra era stata violata.

· La corte di Cassazione il 30 gennaio del 1992 rese quelle condanne definitive.

· La risposta di Cosa Nostra fu la cosiddetta “strategia stragista”:
o 23 Maggio 1992 attentato sull’autostrada a Capaci, presso Palermo, in cui muoiono il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e tre uomini della scorta;
o 19 Luglio 1992 attentato a Palermo in cui muioino il giudice Paolo Borsellino e cinque uomini della scorta;
o Maggio-Luglio 1993 bombe della mafia a Roma, Firenze (via dei Georgofili), Milano provocano 10 morti e 96 feriti;
o 15 Settembre 1993: assassinio di Don Puglisi a Brancaccio, Palermo.
o Il 15 Gennaio 1993 era stato arrestato, a Palermo, il capo di Cosa Nostra Salvatore Riina, detto “Totò”.



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