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Dibattito con Marco Pontecorvo al Gabbiano

Marco Pontecorvo, regista del film "Pa-ra-da", vincitore del premio "Lanterna magica CGS" e menzione speciale del premio "Francesco Pasinetti" alla 65.ma Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia, sarà presente al cinema Gabbiano di Senigallia, giovedì 25 settembre, per un incontro con gli spettatori.  Marco Pontecorvo, regista del film Pa-ra-da, vincitore del premio "Lanterna magica" e menzione speciale del premio "Francesco Pasinetti", incontrerà gli spettatori giovedì 25 settembre, al Cinema Gabbiano. Alle ore 21 il regista terrà una breve introduzione a cui seguirà alle ore 21,15 la proiezione del film. Il dibattito in sala concluderà la serata.

(Nella foto il regista Pontecorvo, a Venezia dopo la premiazione, con una dei responsabili del circuito "Sentieri di Cinema")

 

Pa-ra-da

La vera storia del clown di strada Miloud Oukili, il suo arrivo in Romania nel ’92, tre anni dopo la fine della dittatura di Ceausescu, e il suo incontro con i bambini dei tombini, i cosiddetti 'boskettari'. A Venezia, sezione Orizzonti. La storia di Miloud Oukili, il clown di strada franco-algerino, diventato famoso per aver scoperto i bambini – randagi di Bucarest e aver creato con loro una compagnia circense itinerante, prende oggi vita grazie al bellissimo lungometraggio d’esordio di Marco Pontecorvo, PA-RA-DA. La pellicola, che prende il nome proprio dall’affermato gruppo creato da Oukili, rivisita in maniera minuziosa tutta la storia dell’angelo dal naso rosso: dal suo arrivo in Romania nel 1992 con Handicap International, tre anni dopo la fine della dittatura Ceausescu, all’incontro, avvenuto quasi per caso, con i bambini dei tombini, i cosiddetti “boskettari”, fino al progetto (poi realizzato) di creare “qualcosa di unico”, che potesse ridare speranza e dignità.

Un paese allo sbando quello rappresentato, una Romania ai margini, fatta di povertà, malavita, indifferenza, dove i bambini, quelli fuggiti dagli orfanotrofi o dalla miseria di famiglie disperate, si ritrovano a vivere, ammassati come creature reiette, nei sottosuoli, nella rete dei canali, in prigioni sporche e soffocanti. Il regista, che di questa storia si è subito innamorato, riesce a costruire una sorta di viaggio documentaristico, prezioso e fortemente emotivo. Ed ecco che il folle sogno di Miloud di entrare in contatto con quei ragazzi, diffidenti e impauriti prima, riconoscenti dopo, prende forma, senza banalità o virtuosismi registici. Un lavoro che, senza metafore ingombranti, parla della drammaticità di quei giorni, le violenze, la corruzione della polizia, la pedofilia, la droga, la prostituzione, ma anche di amicizia e fratellanza. Quel senso di smarrimento, ma anche di rinascita, Pontecorvo, ce lo fa (ri)vivere senza presunzione, affidandosi invece a quell’umiltà narrativa, che è tipica dei grandi poeti visivi, riuscendo a fotografare, in maniera lucida e matura, non solo storie individuali, che toccano tutta una nazione.

Nato, e riconosciuto come abile direttore della fotografia, (nel suo passato lavori come Eros, La tregua o Perduto Amor), Pontecorvo sa osare e, nello stesso donare, un’armonia e una crudezza di immagini impressionante. Cita inconsapevolmente Sergio Leone (la scena del bambino che spia una coetanea che balla in un vagone, ricorda C’era una volta in America), si fa guidare dalla melodia zigana di Andrea Guerra, ci spinge alla riflessione più sentita. Un cast, poi, che merita un discorso a sé, primo fra tutti per lo stupefacente Jalil Lespert (nella sua carriera lavori con registi come Resnais e Jacquot), perfetto e simbiotico nel ruolo di Oukili, un’interpretazione sincera la sua, libera dagli schemi, incisiva, potente. L’amore di Miloud per la vita e per i suoi ragazzi, oggi non sono mai stati così vicini.

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