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Fuori dal Coro 2008

65.ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.


Sentieri di Cinema seguirà anche questa edizione con il consueto reportage giorno per giorno ed invierà in laguna un gruppo di operatori del circuito.

 

01/09/2008 Notti in cucina...

Bentrovati su queste pagine. Anche oggi uso un titolo ingannevole che potrebbe evocare immagini tendenziose di crapule ed eccessi notturni stimolati dalla vita festivaliera in un impeto casereccio di emulazione del jet set cinematografaro. Niente di più vero... In effetti la cucina dell'appartamento in cui alloggiamo è, nelle ore notturne, l'unico luogo in cui si riesce ad avere un po' di quel silenzio e di tranquillità che occorrono alla stesura di queste poche righe. La giornata di oggi, che per il Laboratorio Venezia Cinema ha rappresentato il "cambio della guardia" fra i partecipanti, per quanto riguarda il carnet delle proiezioni, è stata mediamente faticosa.


Prima pellicola visionata, l'attesissimo e vezzeggiatissimo: BIRDWATCHERS - LA TERRA DEGLI UOMINI ROSSI di Marco Bechis. L'autore di "Alambrado"; "Garage Olimpo" e "Hijos", dopo aver trattato senza pudori il dramma dei desaparecidos argentini e delle violenze perpetrate dal regime militare in quel Paese, si sposta poco più a Nord, in Brasile (Mato Grosso), per evidenziare agli occhi del mondo il problema dell'emarginazione sociale degli indios (Guaranì, in particolare, ma per estensione tutti i popoli autoctoni dell'Amazzonia), costretti nelle riserve dal Governo e vessati dai proprietari delle grandi fazende. Il dramma di un popolo che vede ridursi quotidianamente il proprio spazio vitale (la foresta) e che vede nel suicidio dei propri giovani l'unica via di fuga da un mondo che non li accetta. Regia sobria e parca di mezzi, attori professionisti (bianchi) e indios locali (peraltro "co-autori" della sceneggiatura), dialoghi molto asciugati (parlano più efficacemente le immagini), fanno di questa pellicola un piccolo gioiello del Cinema da tenere in considerazione per rassegne e proposte educative.


A seguire, nella sezione "Orizzonti" il toccante: BELOW SEA LEVEL dell'italo-eritreo Gianfranco Rosi. In una depressione desertica a 300 Km da Los Angeles, vive una comunità di homeless in totale stato di abbandono, senza acqua, gas, elettricità, legge... In primo piano le storie, le confessioni, i rapporti umani che intercorroro fra gli abitanti di questa città-rottame. Rosi realizza una serie di riprese in cui i vari protagonisti (i reali abitanti della zona) vengono colti negli atti del loro quotidiano , senza interferire (apparentemente) nella vita di ognuno. Quasi una sorta di ideale prosecuzione del bel "Vegas" visionato appena un giorno fa. In entrambi i casi emerge un ritratto tragico di un Paese che ha perso totalmente ogni punto di riferimento con i valori della solidarietà e dell'umanità. Fa pensare... molto.


Sempre nella sezione "Orizzonti", nel primo pomeriggio, si è potuto visionare il curioso e, a tratti, criptico: A ERVA DO RATO del brasiliano Julio Bressane. Formatosi all'interno del movimento cinematografico noto come "Cinema Novo" ((fine degli anni '60 - primi anni '7'), Bressane si affermò, inseguito come figura centrale del movimento denominato "Cinema Marginal", sorta di manifesto della libera interpretazione di fatti e storie per descrivere e sferzare la società contemporanea. Anche in questo caso, mercè l'adattamento di due brevi racconti di Machado de Assis, il nostro realizza un'opera sottile che, a partire dai binomi: Eros-Tanathos, Reale-Metafisico, Vita-Morte, evoca la follia dei sentimenti del nostro tempo. Difficile interpretare alcune scelte di sceneggiatura e di script, tuttavia, come da topos della sua notevole filmografia, l'autore regala una pregevole serie di inquadrature costruite con una raffinata logica ed un gusto estetico che rimanda alla pittura del primo '600.


Nella sezione "Giornate degli Autori" il programma di oggi ha previsto la visione del film romeno: PESQUIT SPORTIV di Adrian Sitaru, autore di corti e mediometraggi per la TV, qui al suo esordio sul grande schermo. Un professore di mezza età e la sua amante, nel corso di una gita per un pic-nic, investono una giovane prostituta. Il fatto, darà unasvolta inaspettata alla loro vicenda sentimentale. La pellicola si apprezza sul piano tecnico e narrativo per la capacità di restituire le varie soggettive dei personaggi che, soprattutto nella prima sequenza, si muovono in un contesto piuttosto stretto e movimentato Iin questo senso, notevole il montaggio) . Dal punto di vista della sceneggiatura si segnalano alcuni "non detti" che tuttavia contribuiscono a rendere la pellicola ancora più intrigante. Un buon prodotto da festival.


Ultima visione della giornata, un vero e proprio tour de force finale, è stata: TEZA, diell'etiope Haile Gerima. La storia è quella del ritorno in patria del ricercatore africano Anberber durante il regime marxista di Haile Mariam Mengistu, dopo un'assenza di vari anni passati a formarsi nel contesto socialista in Germania all'inizio degli anni '60. La storia del pover'uomo invischiato nelle trame della Storia (non solo di quella del proprio tormentato Paese), diventa il pretesto per raccontare oltre quarant'anni delle vicende politiche etiopi e costituisce un grido di protesta contro la dissoluzione dei valori umani e sociali del Paese. Tuttavia, non manca un afflato di speranza costituito dalla formazione e dalla separazione dei più giovani dai cattivi maestri del passato. Da un punto di vista cinematografico il film è un affresco di ampio respiro (insolito minutaggio che sfiora le due ore e mezzo) e cromatismi cangianti, che sfrutta elementi di collegamento significativi fra le varie ellissi temporali, distaccandosi notevolmente dal clichè posato e dal ritmo di taglio di tanto cinema africano. Da non perdere assolutamente nel caso il film fosse distribuito in Italia.

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