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Un appuntamento giornaliero fra critica, commenti, news, gossip e quant'altro ancora direttamente dalla 59a edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia a cura del nostro inviato Alberto Piastrellini

 

01/09/2002 DOMENICA 1 SETTEMBRE

Ancora un’intensa mattina qui alla 59a Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia.
Le pellicole visionate nell’arco della giornata e primo pomeriggio sono quattro.
K – 19 The Widowmaker di Kathryn Bigelow, col duetto di superstars Harrison Ford e Liam Neeson. Ispirato a fatti realmente accaduti nel 1961, il film della Bigelow racconta la disastrosa, prova di collaudo del sottomarino russo a propulsione nucleare K-19, già soprannominato “fabbricante di vedove” prima del varo a causa dei numerosi incidenti mortali accaduti durante la sua costruzione. Una pellicola di grande respiro (quasi due ore e venti di proiezione), che ha un po’ il sapore dell’esercizio di stile (l’ex pittrice di talento ora passata alla regia, “disegna” con guizzi velocissimi della mdp lo svolgersi della vicenda all’interno di uno spazio esiguo). Se la storia è avvincente e toccante al punto giusto non convince del tutto l’interpretazione degli interpreti.
È stata poi la volta della pellicola italiana: Velocità massima dell’esordiente alla regia Daniele Vicari, secondo film made in Italy nella selezione ufficiale dei film in concorso. Claudio, diciassettenne con la passione e il talento della meccanica, si affianca a Stefano, che ha una piccola officina a Ostia. Quest’ultimo, nei guai per debiti, vede in una corsa clandestina, la possibilità di risollevare la sua situazione economica. Con l’aiuto di Claudio riuscirà, ma perderà l’amicizia del ragazzo a causa della comune passione per Giovanna. È una pellicola ad “alta velocità” in tutti i sensi, coinvolgente, appassionante, ambientata nel mondo nostrano delle corse automobilistiche clandestine, ma, attenzione, niente a che vedere con l’americana Fast and furious, perché qui sono le dinamiche affettive e socio-culturali che muovono i tre protagonisti ad essere in primo piano. Buonissima la prova dell’esordiente Cristiano Morroni a fianco di un collaudato Valerio Mastandrea.
Strepitosa, per affluenza e reazione positiva della comunità degli accreditati, la proiezione di Rokugatsu no Hebi (A Snake of June) del regista di culto giapponese Shinya Tsukamoto, già consacrato al successo internazionale per Tetsuo (1989). Abbandonando i barocchismi e gli eccessi visivi del precedente Soseiji, Tsukamoto, qui sceneggiatore, direttore della fotografia, produttore e responsabile del montaggio, torna al bellissimo bianco e nero/blu della sua prima realizzazione, recuperandone anche certe atmosfere cyber. Una riflessione morbosa e inquietante, sullo sguardo e il piacere voyeristico, sul sesso come liberazione, infine sulla morte e l’accettazione della malattia.
Un appuntamento, infine, con il bellissimo Il sorpasso di Dino Risi, qui a Venezia per ricevere il meritato Leone d’Oro alla Carriere. Alla proiezione il Sala Grande sul finire della mattinata, grande affollamento di pubblico, risate e applausi interminabili al maestro presente in sala.
Questa notte alle 24:00 ci aspetta l’attesissima prima visione con l’ultima pellicola di Liliana Cavani: Ripley’s Game.

A domani.

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