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Fuori dal Coro 2009

66.ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.

Sentieri di Cinema seguirà anche questa edizione con il consueto reportage giorno per giorno ed invierà in laguna un gruppo di operatori del circuito.






 

07/09/2009 Nuovogiorno

Comincia oggi la prima, vera settimana completa di Mostra e malgrado il giro di boa del week end appena passato, ancora non si è raggiunto il livello di frequentazione delle edizioni passate. La crisi si avverte anche in questo fenomeno e, del resto, partecipare alla Mostra del Cinema non è mai stato molto economico. Tuttavia questo si traduce per una relativa calma per tutti gli accrediti presenti: si sono notevolmente ridotti i tempi di attesa, non si formano più code chilometriche durante le quali abbruttirsi in vacui discorsi di classifiche personali e, una volta entrati in Sala, anche alle proiezioni più affollate, c’è sempre un po’ di spazio in più rispetto al “minimo vitale” garantito.

Ovviamente questo discorso ha un suo valore nelle prime ore della giornata, quando le proiezioni interessano prevalentemente la fascia degli accrediti. Alla sera, in Sala grande, può accadere che, la proiezione riservata ad accreditati e pubblico pagante, sia, nei fatti, destinata al solo pubblico pagante e gli accreditati (che magari si son fatti un’ora e mezza di coda), si vedano sfilare all’ultimo momento la possibilità di accedere alla gara. È quello che è successo questa sera alla proiezione di gala del film “The informant” (peraltro iniziata con circa un’ora di ritardo), fra le proteste degli accreditati. Ma veniamo ai film della giornata; 2 nella sezione dei film in concorso, 1 “fuori concorso” e 1 nella sezione “Orizzonti”.

Grande partenza, alle 8.30 con il giustamente atteso THE INFORMANT di Steven Soderbergh. La storia è quella di un alto funzionario di una grossa impresa, che a suon di bugie e truffe mascherate dietro una collaborazione con l’FBI, riesce a ritardare, ma non ad evitare, la condanna per aver rubato 11 milioni di dollari. Sceneggiatura più che intrigante (che gioca continuamente a spiazzare lo spettatore), grande interpretazione di Matt Damon, costruzione formale di gran pregio ed ironia sottile profusa a piene mani, fanno di questa pellicola un prodotto più che valido che non avrebbe stonato nella selezione ufficiale dei film in concorso.

La seconda visione è stata dedicata alla pellicola di Jacques Rivette: 36 VUES DU PIC SAINT-LOUP. Un gioco a tratti metacinematografico, dall’andamento rarefatto ed ondivago tra cinema e teatro. Nel cast, accanto ad una efficace ed inossidabile Jane Birkin, figura il nostro Sergio Castellitto, molto misurato e a tratti, apparentemente, sotto tono. La fotografia predilige i toni freddi, mentre il montaggio, procede con ritmo di quadro, all’interno delle singole sequenze.

Stupisce e diverte, nella sezione “Orizzonti”, l’anarchico e coloratissimo PEPPERMINTA della regista videomaker tedesca Pipilotti Rist. Pepperminta (già il nome che evoca il Sergent Pepper di beetlesiana memoria e la costruzione del personaggio, dicono tutto), riceve dalla “nonna” (un inquietante carillon), la “missione” di salvare il mondo attraverso i colori… Nell’impresa è coadiuvata da una banda di strani personaggi. La cifra con la quale è possibile approcciare questa opera (molto performativa e poco “narrativa”) è quella dell’ironia e di una sorta di allegra propensione allo stravolgimento della realtà. Da un punto di vista del linguaggio, si evidenziano continue invenzioni a carico dell’inquadratura, delle scene e delle inclinazioni/angolazioni della videocamera. Un prodotto curioso da gustare con curiosità e divertimento. Molto estetico.

Tutt’altro spirito e spessore per la toccante e drammatica pellicola di Samuel Maoz, LEBANON, ispirato a fatti accaduti durante il primo giorno della guerra del Libano, nel 1982. Il film, una sorta di sfogo autobiografico da parte del regista, si apprezza per il virtuosismo registico (gran parte dei 92’ della durata complessiva comprendono azioni compiute all’interno dell’abitacolo di un carro armato in cui interagiscono cinque persone) col quale si muove la mdp, per l’ottimo taglio delle luci che enfatizza lo spazio angusto e la psicologia tormentata dei personaggi, per il ritmo serrato del montaggio e l’uso potente della soggettiva (si consideri che lo stesso regista fu carrista durante gli eventi bellici raccontati). Un racconto dolente che non risparmia nulla allo spettatore nella volontà di denunciare l’orrore della guerra. Assolutamente da vedere, per niente banale.

E anche per oggi è tutto. Arrivederci a domani.

Alberto Piastrellini

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