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Fuori dal coro 2013

Anche quest'anno gli operatori del circuito "Sentieri di Cinema" presenti in laguna racconteranno su queste "pagine" il proprio punto di vista sulla Mostra del Cinema di Venezia.


Il gruppo, inoltre, farà parte della giuria CGS per il premio LANTERNA MAGICA 2013.

 

03/09/2013 Teniamo duro

A tre giorni dalla conclusione di questa settantesima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, lo spirito di competizione comincia decisamente a farsi sentire. Lo si avverte negli articoli di giornali, blog e siti; si intuisce nei toni accesi delle conversazioni, si osserva, persino nelle improvvise accelerazioni degli uffici stampa e relativi addetti e, ovviamente, si percepisce nei mormorii telefonici in coda e negli ammiccamenti di coloro che “sanno” o vogliono far credere di sapere qualcosa. Per tutti, però, continua il rito giornaliero delle proiezioni che procedono inesorabilmente incuranti della stanchezza che ormai comincia a farsi sentire un po’ in tutti. Tra l’altro, proprio perché si avvicina il giorno della proclamazione dei vincitori, anche per le Giurie collaterali – come la nostra del Premio Lanterna Magica – è tempo di bilanci, di riunioni, di consultazioni volanti che, ovviamente, determinano sfasature e rinunce dell’ultimo momento.


Ad ogni modo, inizio sottotono per la mattinata all’insegna del fantastico. Delude fortemente la visione del film in concorso: UNDER THE SKIN di Jonathan Glazer, con una atona Scarlett Johansson nella pelle (letteralmente) di una aliena stranita a caccia di prede nella provincia scozzese. Azione bandita da questa pellicola cerebrale, vagamente metafisica ed esistenziale col “birignao” dell’autorialità (luci innaturali, inquadrature stranianti, uso espressivo di dettagli e fastidiosi tappeti sonori elettronici). Pur brava (con altri registi), la povera Scarlett appare totalmente fuori parte, monotona e inespressiva. Per la cronaca, Blazer, s’è fatto le ossa nei trailer cinematografici prima di passare ai videoclip musicali e agli spot pubblicitari e quindi al cinema. Forse un po’ meno di presunzione…




A seguire una piacevole “doppietta” d’animazione: lo spassoso cortometraggio di casa Disney O SOLE MINNIE (con un esilarante Topolino in veste di gondoliere appassionato che cerca in tutti i modi di attirare l’attenzione di una Minnie-cameriera in Canal Grande) e quindi il giapponese HARLOCK: SPACE PIRATE di Shinji Aramaki. Noto a livello internazionale per essere il miglior regista giapponese di animazione CG Aramaki ripropone la figura del pirata intergalattico creato nel ’76 da Leiji Matsumoto, mantenendone le caratteristiche di mistero, azione, passione e un pizzico di romanticismo e rivestendola, in più, di un coinvolgente 3D. Certamente il film è pensato più per una platea giovanile internazionale, eppure funziona anche come valido prodotto di intrattenimento per tutte le età. Un lungometraggio gradevolmente “leggero” che spezza l’allure “alto” di tante pellicole in programma.


Per la Settimana Internazionale della Critica scatena applausi a scena aperta la prima proiezione di ZORAN, IL MIO NIPOTE SCEMO di Matteo Oleotto. La quotidianità dell’alcolista e asociale Paolo, che passa le giornate alla cantina di un angolo del Friuli, cambia improvvisamente quando, alla morte di una lontana zia slovena, si ritrova a dover gestire per cinque giorni il nipote Zoran. Prendendo bonariamente in giro vizi e stravizi della provincia friulana (primo fra tutti “el piaser del vin bon”), Oleotto, che oltre ad essere attore, regista televisivo e di spot pubblicitari, nel tempo libero si occupa della vigna di famiglia, costruisce una piacevole commedia dal coté paesano che dà modo al simpaticissimo Giuseppe Battiston di giogioneggiare a piacere per oltre 100’. Ne esce una maschera simpatica e dolorosa al tempo stesso che si apre alla speranza di una redenzione. Forse una miglior gestione dei tempi e della sceneggiatura avrebbe giovato ad una pellicola che appare, divertente, sì, ma anche semplice e troppo spostata su un unico attore.


Altro colpo di fulmine, a conclusione della giornata e prima della riunione in Giuria: LA RECONSTRUCCIÓN dell’argentino Juan Taratuto. Un uomo distrutto da un passato misterioso quanto doloroso, a seguito della telefonata di un amico, raggiunge la sua famiglia. È l’inizio di un percorso che, forse, potrà cambiargli il futuro. Regista di successo, in patria, Juan Taratuto costruisce la parabola di una rinascita alla vita – una ricostruzione, appunto – con pochissimi elementi e la sola forza di attori efficaci e una mano salda nel dosare emozioni ed elementi del linguaggio cinematografico. L’aspra natura della Terra del Fuoco fa da cornice a questa storia minimale che ha il sapore e le suggestioni sonore di una ballata country-blues. Accoglienza calorosa più che meritata e domanda ricorrente fra il pubblico in uscita: ma una pellicola così perché non è nella selezione ufficiale dei film in concorso?


A domani


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