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21/09/2003 Cinema Italiano: un bilancio

di Fabio Sandroni
(articolo pubblicato sul periodico "Risveglio duemila")

Discreta quest’anno, per consistenza numerica ma anche per l’interesse delle opere, la pattuglia dei film italiani nelle diverse sezioni della LX Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Tra film in Concorso, Fuori Concorso, sezione Controcorrente e Settimana della Critica, sono state tante le pellicole proposte dalla produzione nazionale selezionate, senza poi contare le proposte nella sezione Nuovi Territori.
Prima pellicola italiana in concorso è stata SEGRETI DI STATO di Paolo Benvenuti, già noto al pubblico per il suo bellissimo “Gostanza da Libbiano”. In essa il regista tenta (come già Francesco Rosi in “Salvatore Giuliano”) una ricostruzione storica della strage di Portella della Ginestra. Una scrittura filmica di buona fattura viene, purtroppo, in parte compromessa dall’eccessiva approssimazione con la quale l’autore propone la tesi di un complotto in cui sarebbero implicati tutti: dalle più alte cariche dello Stato italiano del dopoguerra a Pio XII, dal futuro papa Montini fino all’immancabile Andreotti, senza dimenticare la CIA ed il Presidente Truman degli Stati Uniti.
Tutt’altro il tono de IL MIRACOLO di Edoardo Winspeare, sempre in concorso. Sullo sfondo di una Taranto un po’ troppo patinata, attraverso la vicenda di un dodicenne che scopre di poter forse fare prodigi, il film affronta il tema del diffuso bisogno di speranza cui solo la capacità di amare può offrire risposte.
Molti plausi ha ricevuto durante il festival il veterano Marco Bellocchio che con BUONGIORNO, NOTTE, ha accettato il rischio di concorrere mettendo in scena la ricostruzione dell’omicidio Moro. Il regista preferisce scrutare nell’animo dei suoi personaggi piuttosto che battere i sentieri del film-inchiesta già percorsi da altri. Il risultato, un film formalmente corretto e di forte impatto emotivo, fa riflettere. Molte le considerazioni e i punti su cui dibattere in un racconto in cui lo statista assassinato appare come una figura tragica di enorme dignità di fronte all’integralismo angusto dei suoi sequestratori. Il finale del film sembra suggerire che solo la capacità di sognare (il potere dell’immaginazione invocato da tanti rivoluzionari dell’epoca) avrebbe potuto scrivere un’altra Storia per il nostro Paese.
Fuori concorso e con ben altre risorse a disposizione troviamo Bernardo Bertolucci con il suo THE DREAMERS. Il film, se da un lato propone pregevolissime citazioni a Truffaut (soprattutto a “Jules and Jim”) e a tutto quel cinema amato dai Cahiers du Cinema, si presta nel contempo a molteplici livelli di lettura. Una confezione molto elegante, quindi, per un discorso a tinte scabrose (a tratti morbose) sospeso tra rivoluzione sessuale, incesto e sessantottismo, che rischia però di dire poco alle ultime generazioni.
Mentre, nella sezione Controcorrente, IL RITORNO DI CAGLIOSTRO ci restituisce una versione poco incisiva del trasgressivo duo di regia Ciprì-Maresco, più interessante e fresco appare il lavoro presentato per la Settimana della Critica da Salvatore Mereu: parlato in sardo con sottotitoli in italiano, BALLO A TRE PASSI tenta un affresco ad episodi scanditi dallo scorrere delle stagioni della sua Sardegna. Il film, con diverse discontinuità -belle la prima e l’ultima parte, meno stimolante e con qualche evitabile scabrosità il resto- comunica un forte senso di isolamento e di estraneità ad un mondo lontano, oltre il mare.
Infine, sempre nella sezione Controcorrente, non ci è dispiaciuto LIBERI di Gianluca Maria Tavarelli, perché, pur con uno stile molto simile al Virzì di “Ovosodo”, ci consegna la storia, non priva di momenti di grande felicità espressiva, di un problematico rapporto padre-figlio, narrata con un linguaggio molto vicino alle generazioni più giovani.

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