> Home > Chi siamo > Rassegne > Contatti

 

 

:: in evidenza

::> |

TONY MANERO

regia: Pablo Larraín
Alfredo Castro (Raúl Peralta); Amparo Noguera (Cony); Héctor Morales (Goyo); Paola Lattus (Pauli); Elsa Poblete (Wilma)
anno: 2008


 


 




Trama:


1979, Santiago del Cile. Dittatura di Pinochet. Nonostante il difficile contesto sociale, Raùl Peralta è ossessionato da Tony Manero, il personaggio di John Travolta nel film 'La febbre del sabato sera', al quale vuole assomigliare ad ogni costo. Raùl balla in un locale di periferia e ogni sabato sera imita il suo idolo, e dà libero sfogo alla sua passione per la disco-music. Desidera anche partecipare ad un concorso promosso da una trasmissione televisiva, sperando che per lui sia l'occasione di diventare una star. Nel desiderio di riprodurre l'atmosfera del film e ogni particolare dei costumi di Tony Manero, Raul è disposto anche a commettere ogni tipo di reato. Intanto, intorno a lui, i suoi amici e compagni di ballo sono tenuti sotto controllo dalla polizia segreta.



PRESENTATO ALLA 40MA "QUINZAINE DES REALISATEURS" (CANNES, 2008).

TORINO FILM FESTIVAL (2008): PREMIO AL 'MIGLIOR FILM', PREMIO PER IL MIGLIOR ATTORE AD ALFREDO CASTRO, PREMIO FIPRESCI COME MIGLIOR FILM DI TORINO 26.



Critica:


"Bello quanto straziante, 'Tony Manero' non è certo un film da sabato sera in allegria. Ma non lo erano neanche 'Un uomo da marciapiede' o 'Quel pomeriggio di un giorno da cani', arcitristi e tuttavia indimenticabili." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 28 novembre 2008)



"Chi ha qualche anno si ricorda come Travolta travolse il costume italiano del tempo. Ora, con questo gran film di Pablo Larrain, scopriamo come l'onda si abbattè sul Cile, un paese poverissimo, con un'economia traballante e una dittatura dilagante. Raul Peralta è un emarginato nella Santiago del '78. Analfabeta, violento, silenzioso.. . è un uomo affamato da un riscatto impossibile che vuole far passare attraverso l'incarnazione del mito del Travolta Manero. Come in un film neorealista del dopoguerra, ma ancor più truce
e senza speranza, seguiamo Peralta nel declivio della sua ossessione, unicamente tesa a un evento risolutivo: una gara televisiva come sosia di Tony Manero. Un ritratto fortissimo e spietato, di un uomo, di un'epoca, di una società." (Dario Zonta, 'L'Unità', 16 gennaio 2009)



"Ci voleva un cileno nato nel 1976, tre anni dopo il golpe che abbatté Allende, per trasformare il più famoso musical degli anni 70 in un horror sociale, ovvero in una strepitosa metafora della dittatura e dei rapporti fra il centro e la periferia dell'impero. Condotta senza mai salire in cattedra, ma con un senso così solido
(e sordido) del quotidiano che ogni dettaglio parla. Mangiare, ballare, arredare la sua pseudo-discoteca, uccidere. Per Raul Tony Manero non fa differenza. Dietro questa piccola storia ignobile c'è' una grande Storia, ancora più orribile, che non è ancora finita. Pablo Larrain è solo al suo secondo film. Con questa ha vinto a Torino. Aspettiamo fin d'ora il prossimo." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 16 gennaio 2009)



"C'entrano eccome la politica, la crudeltà dello scenario, l'amoralità della Storia e il cinismo del regime. E naturalmente c'è il sogno massmediologico del successo, che passa attraverso
la volgarità omologante della tv e rende meschini i sogni un tempo grandiosi: anche questo è uno di quegli infelici e soli che vorrebbero arrampicarsi negli schermi come la Farrow nella 'Rosa purpurea del Cairo', cullati dalle illusioni perdute americane. Un film duro, ironico, molesto diretto da Pablo Larrain e recitato alla grande da Alfredo Castro." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 16 gennaio 2009)


 

indietro

 

 

top