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ZATOICHI

regia: Takeshi Kitano
Takeshi Kitano (Zatoichi), Tadanobu Asano (Hattori, la guardia del corpo), Michiyo Ogusu (zia Oume), Yui Natsukawa (moglie di Hattori), Guadalcanal Taka (Shinkichi), Daigoro Tachibana (Osei, geisha), Yuko Daike (Okinu, geisha), Ittoku Kishibe (Ginzo).
anno: 2003


Nel Giappone del XIX secolo, fra paesini assediati da bande criminali, finte geishe vendicative e micidiali ronin, si muove Zatoichi, vagabondo cieco, che vive offrendo massaggi, praticando il gioco d’azzardo e nascondendo la sua vera identità di inarrivabile spadaccino…
“Spero solo che il pubblico di Zatoichi si diverta a guardarlo quanto mi sono divertito io facendolo”, dichiarava a Venezia Beat Takeshi – cineasta fra i più eclettici che l’Oriente abbia mai prodotto – all’anteprima della proiezione del suo ultimo lavoro (ricordiamo: Sonatine, Brothers, Hana-bi, L’estate di Kikujiro, Dolls). E davvero non si stenta a credere che effettivamente lui e il suo nutrito cast se la siano piacevolmente spassata durante le riprese di questo curioso esperimento meta-linguistico (il linguaggio del Cinema si sposa con quello del Teatro, della Danza, del Musical), a cavallo fra i generi azione, film d’epoca e commedia. Il soggetto è tratto da un racconto di Kan Shimozawa, che presenta la figura epica dello spadaccino cieco raddrizzatore di torti, protagonista di tutta una serie di B-movies molto popolari nella terra del Sol Levante sin dagli anni ’70. Qui, caratteri, situazioni, personaggi tipici, si arricchiscono di un’esplosione di umorismo (a volte anche “nero”); spassosi siparietti comici si alternano a coreografie di lotta in cui la violenza è talmente esibita da diventare “leggera”. Allo spettatore non è risparmiato nessun gioco di montaggio e la narrazione procede spensierata coi ritmi slap-stick del miglior cabaret (dalla cui formazione, peraltro, dipende lo stesso Kitano). Né mancano esilaranti (perché totalmente incongruenti all’interno della storia), movimenti a-sincrono su motivetti ammiccanti. Che dire poi della grandiosa sequenza finale in stile Broadway col tip-tap ballato sui tipici zoccoletti giapponesi? Fotografia di ottimo livello. Ai costumi - di cui molti originali d’epoca della collezione privata della costumista – un firma prestigiosa: Kazuko Kurosawa, figlia del grande Akira.

Premio Speciale per la Regia, Leone d’Argento 2003


Giappone, XIX secolo. Vagabondo cieco che vive giocando d'azzardo e facendo il massaggiatore, Zatoichi é anche un esperto maestro di spada, capace di sfoderare una lama con la velocità della luce e di infliggere colpi di precisione letale. Durante i suoi peregrinaggi, Zatoichi arriva in una cittadina di montagna e scopre che l'intera popolazione é in balia della crudele banda dei Ginzo, aiutati dal potente samurai-ronin Hattori. Affiancato dal fidato amico Shinkichi, Zatoichi, in una bisca clandestina, incontra una coppia di geishe che devono vendicare la morte dei genitori e hanno un indizio: il misterioso nome Kuchinawa. Entrato in contatto con le geishe, Zatoichi prova a mettere ordine nella situazione. Deve fare fronte anche ad alcuni sicari, prima di sfidare a duello l'invincibile Hattori, e, sconfiggendolo, ottenere l'allontanamento dei Ginzo. (ACEC)

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