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TICKETS

regia: ERMANNO OLMI; ABBAS KIAROSTAMI; KEN LOACH
VALERIA BRUNI TEDESCHI (SCRITTRICE); CARLO DELLE PIANE (PROFESSORE); SILVANA DE SANTIS (DONNA); FILIPPO TROJANO (FILIPPO); MARTIN COMPSTON (JAMESY); WILLIAM RUANE (FRANK); GARY MAITLAND (SPACEMAN); BLERTA CAHANI (RAGAZZA ALBANESE); KLAJDI QORRAJ (RAGAZZO ALBANESE); DANILO NIGRELLI (UOMO CON TELEFONO)
anno: 2005


Trama:
Tre minorenni tifosi del Celtic, partiti per sostenere la squadra di Glasgow nella sfida di Champions League all'Olimpico con la Roma; un canuto professore, Carletto Delle Piane, folgorato da un fugace e improbabile sogno d'amore; un militare stile Rambo che impone il silenzio e non desidera seccature; una famiglia di clandestini; un ragazzo impegnato come attendente nel servizio civile, stanco di subire le angherie della vedova di un generale e più allegramente impegnato a flirtare con la deliziosa compaesana quattordicenne incontrata nel viavai dei vagoni; personaggi diversi, con e senza biglietto, che si incontrano durante un viaggio in treno attraverso l'Europa con destinazione Roma...

Critica:
"Tre registi salgono sullo stesso treno, percorrono 5000 km. a testa, girano ognuno un piccolo film che unito agli altri forma un percorso spezzato ma coerente. E' 'Tickets', curioso esperimento a sei mani targato Fandango, che cambia pelle strada facendo. Perché Ermanno Olmi, Abbas Kiarostami e Ken Loach hanno lavorato insieme, coordinando storie e figure-guida. 'Ma fare film è un mestiere solitario', ricorda Kiarostami, così ognuno è andato per la sua strada e il risultato si nutre proprio del contrasto fra tre culture, tre stili, tre visioni del mondo. E del cinema: che semplificando possiamo dire mentale per Olmi, metafisico per Kiarostami, sociale per Loach. (...) Quanto ai tre diversi stili, Olmi finisce per credere anzitutto a quanto vuole dirci lui, usando il vecchio professore Carlo Delle Piane, la segretaria di cui è invaghito e gli altri passeggeri per comporre un allarmato apologo sul presente, percorso da segnali inquietanti e da venti di guerra. Kiarostami, viceversa, approfitta di ogni personaggio per aprire una serie di linee di fuga, spezzando la sua cronaca comico-amara con impennate liriche e rivelando dimensioni nascoste dietro ogni figura. Mentre Loach si ostina a credere nei suoi personaggi, nella loro coscienza, nel sogno/dovere di cambiare il mondo. Più diversi di così si muore, insomma. Ma è questo, al di là di tutto, a rendere 'Tickets' così interessante e coraggioso." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 15 febbraio 2005)

"Succede anche nella vita: incontri qualcuno e ti affezioni, poi lo perdi di vista e un po' ti dispiace. È questo l'unico difetto dell'atteso film dei tre registi (Ermanno Olmi, Abbas Kiarostami, Ken Loach). Ma il difetto di 'Tickets' può anche essere visto come un pregio perché in capo a due ore resti con la voglia di saperne di più dell'anziano professor Carlo Delle Piane con la sua ispiratrice Valeria Bruni Tedeschi, della nevrotica e cialtronesca matrona Silvana De Santis e dei tre giovani tifosi del Celtic in trasferta a Roma. (…) Non mi risulta che Olmi sia un gran lettore di Proust, ma qui è proustiano senza saperlo come lo era del resto al tempo di 'I fidanzati' 40 anni fa: il sentimento è ancora quello e lo stile anche. Un gesto gentile, un bicchiere di latte offerto al bimbo di un'emigrante, suggella l'affettuoso ritratto delineato dal bravissimo Carlo. L'iraniano Kiarostami ha scelto invece di raccontare una rompiscatole, la sorprendente De Santis, piantagrane con tutti e comandona nei riguardi del mite giovanotto che l' assiste, Filippo Trojano, col risultato di metterlo in fuga: ma lungi dal godere per la sconfitta della megera, vederla scendere sola e abbandonata alla stazione di Chiusi induce a un moto di pietà. Quanto a Ken Loach, evidenzia il sottofondo sociopolitico dell'intera operazione scoprendo con allegria l' inatteso volto umano degli ultras, capaci di un' impennata solidale ben più a rischio del latte di Delle Piane. Nella chiave di un minimalismo anarchico simpaticamente ecumenico, 'Ticket' sancisce a sorpresa una sorta di agnizione fra tre maestri del cinema che salva l'operazione da quel tanto di gratuito spesso presente in questo genere di collettive". (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 15 febbraio 2005)


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