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IL MARCHESE DEL GRILLO in commedia musicale

 

Dopo i successi de "IL SUONO DELLA MUSICA", "BETLEHEM ANNO ZERO" e "CANTO DI NATALE" ecco il LabORATORIO TEATRALE del CINEMA EXCELSIOR di Falconara Marittima mettere in scena sotto forma di commedia musicale una trasposizione del film di Mario Monicelli con Alberto Sordi nelle vesti del Marchese Onofrio del Grillo. Previste due date a Falconara (18-19 aprile) e replica a Ripe di San Ginesio (5 maggio).

 Per le date falconaresi prevendita per il pubblico a partire dal primo aprile negli orari di apertura della biglietteria del cinema.

il video di presentazione: http://www.youtube.com/watch?v=RpIrTFUyZx0

(in leggi tutto la locandina e una scheda introduttiva)



IL MARCHESE DEL GRILLO è non solo una commedia portata in scena con spirito goliardico, teso a far divertire il pubblico, ma soprattutto un lavoro che lascia nell'animo dello spettatore una riflessione che lo accompagnerà nel suo ritorno a casa e nel proseguire nella vita di tutti i giorni. Ed è proprio il tema della giustizia che il LabORATORIO TEATRALE, facendo un opera di focus sulla sceneggiatura dell'oramai celebre commedia del Marchese Del Grillo, ha voluto analizzare. Un lavoro intenso, potremmo dire quasi filologico, che emerge prepotentemente sulla scena. Sia per la ricerca di parole dialettali e sia per l'aderenza al testo originario da cui sono riprese le battute più celebri che Alberto Sordi ha reso familiari a tutto il pubblico italiano dal “s'è svegliato” al “Che ci volete fare: ma io so io, e voi nun siete un cazzo” a “Quanno se scherza bisogna esse seri”. Ma il Marchese Del Grillo del LabORATORIO TEATRALE non si ferma qui. Adoperando una tecnica, che potremmo definire della zoomata sul testo, focalizza la propria attenzione sulla questione della giustizia: una giustizia ingiusta fatta di classi sociali da privilegiare e che forse non è tanto diversa da quella di oggi. Ed allora ritorna a bomba la frase pronunciata dal Marchese “Io so io, e voi nun sete un cazzo” ripresa da un notissimo sonetto vernacolare romanesco di Giuseppe Gioacchino Belli: “Li soprani der monno vecchio”.

Il Marchese dunque, all'inizio della commedia, riprende contorni di una delle figure storiche più importanti della tradizione popolare romana: quella del marchese Del Grillo, della cui leggendaria vita si tramandano sinistre convinzioni politiche e sociali, lazzi e cattiverie d'ogni genere.Tale figura rappresenta però solo lo spunto o, se vogliamo, il pretesto, per la caratterizzazione di un personaggio che appare fin da subito parodistico, se non addirittura grottesco. Onofrio Del Grillo, originario di Fabriano, è un importante aristocratico romano che vive a cavallo tra il XVIII ed il XIX secolo; duca di Bracciano, sediario, cameriere segreto e guardia nobile di Sua Santità Pio VII, annoiato dalla propria opulenta vita fatta di privilegi e comodità, si diverte organizzando scherzi ai danni di nobili e plebei, conscio che il suo blasone lo metterà sempre al riparo da qualsivoglia infausta conseguenza. La commedia si snoda quindi tra una serie di battute ridanciane, ingegnose burle e situazioni al limite del paradossale, raggiungendo l'acme nella divertentissima scena, di shakespeariana memoria, in cui il marchese si fa sostituire a palazzo dall'ignaro carbonaio Gasperino. La personalità del marchese che traspare dalla commedia, all'inizio, non è certo edificante. Il nobiluomo romano è non soltanto cinico, egoista ed ignorante del peso della storia e delle tradizioni, ma anche incapace di una valutazione critica della situazione politica del suo tempo; tanto che rimane sedotto, codardo e banderuola qual è, dagli ideali della Rivoluzione francese, travisando i concetti di libertà e di fratellanza, e trascurando il rilievo di quell'uguaglianza che tante teste, coronate e titolate, in tutta Europa, di lì a poco de-collerà. Ben lontano, dunque, dal formulare riflessioni politiche lungimiranti, il marchese non è né un conservatore, né un rivoluzionario. Egli vede nella ventata d'aria nuova proveniente dalla Francia niente più di un efficace antidoto contro quel male che lo affligge fin da quando era bambino: la noia. La realtà nella quale il marchese vive, è descritta in maniera spietata e dissacrante. Corruzione e soprusi sono all'ordine del giorno. Ed il Papa, re di uno stato teocratico, pur conscio delle ingiustizie e delle immoralità che si consumano intorno a lui, nulla fa, rassegnandosi come fossero morbi necessari ed invincibili. Ma nel Marchese Del Grillo del LabORATORIO TEATRALE ad un certo punto avviene una metamorfosi: il Marchese si rende conto della futilità del suo mondo, delle sue amicizie tese solo a compiacerlo: sembra quasi che, ad un certo punto, questo nuovo Marchese si senta stretto nel suo ruolo di aristocratico e che rimpianga quasi la spontaneità e la sincerità della vita di personaggi umili come lo stesso Gasperino.

Ad ogni modo, è evidente quanto attuali siano le tematiche sociali affrontate, seppur tanto goliardicamente, nella commedia. Mutano le epoche, ma non i vizi dei potenti, che, tra un "Lei non sa chi sono io!" e l'istruzione di procedure non ortodosse, perpetuano quella sequela di angherie e di prevaricazioni che pare connotare ineluttabilmente la loro attività.

 

 

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