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Fuori dal Coro 2009

66.ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.

Sentieri di Cinema seguirà anche questa edizione con il consueto reportage giorno per giorno ed invierà in laguna un gruppo di operatori del circuito.






 

11/09/2009 A un passo dai... ricordi

Ultimi fuochi al Lido. Si diradano le proiezioni in calendario, mentre, paradossalmente, aumenta la fretta generale con la quale si affrontano le ultime ore di Festival. L’impressione è quella di voler spremere fino all’ultima goccia, il succo di questo frutto proibito, vagheggiato e sognato per tutto l’anno. Per chi vive il Festival, infatti, non c’è solo il lavoro di visione, bensì tutto un affaccendarsi per scrivere, creare contatti, appuntamenti, visite in questo o quell’ufficio, partecipare ad eventi, senza contare le piacevoli pause distensive nelle terrazze a mare. Domattina tutto questo avrà già un sapore diverso, domenica sarà già un bel ricordo e da lunedì ci si sveglierà tutti dall’ubriacatura generale.

 

Ma veniamo, piuttosto, alla ricostruzione della giornata.

 

Apre la mattinata il film THE HOLE del regista Joe Dante, presente nella sezione fuori concorso. Il regista di “Gremlins” e “Small soldiers”, che da anni persegue una sua personalissima linea “politica” in aperto contrasto con le logiche hollywoodiane, porta al Lido un horror “familiare” (molto poco horror, in effetti), che strizza l’occhio a tante fobie del genere. Giovane mamma con due figli, si trasferisce da Brooklyn in una cittadina di provincia. Nella cantina della villetta che li ospita, i ragazzi scoprono una botola che aperta, rivela un abisso capace di produrre quei “mostri” che si annidano nel subconscio. Divertente pellicola di genere, appena ravvivata dal 3D (usato con parsimonia), che ha il pregio di intrattenere senza effettacci, pur mantenendo buona la tensione e regalando anche una morale facilmente interpretabile. Buono per tutti.

 

A seguire, il film in concorso: A SINGLE MAN, di Tom Ford. Al centro della storia il dramma di un professore omosessuale (nell’America dei primi anni ’60) che tenta di dare un significato alla sua vita, dopo la morte del suo compagno. Una pellicola introspettiva sulla necessità dell’essere umano di affrontare la solitudine, tentando di rivolgere uno sguardo alle piccolezze della vita. Dai semplici incontri quotidiani può nascere il coraggio di fare delle scelte importanti. Molto buono il lavoro alla regia e alla macchina da presa, in effetti la pellicola si fa apprezzare molto per le scelte estetiche delle inquadrature, la costruzione delle scene (mirabile il lavoro di scenografia), nonché per le capacità attoriali di un cast in perfetta forma; in questo senso efficace e toccante l’interpretazione di Colin Firth (Coppa Volpi?), mentre la pur brava Julianne Moore appare un po’ relegata nel ruolo di secondo piano. Un film non scontato su una tema sempre più presente.

 

Prosegue nel pomeriggio la visione del film del regista indiano Adim Dutta: AADMI KI AURAT AUR KAHANIJA (The Man’s Woman and Other Stories). Il film, la cui visione nell’orario pomeridiano ha provocato non pochi problemi di attenzione, è diviso in tre episodi indipendenti, tratti da altrettanti racconti degli scrittori Vinod Kumar Shukla e Sadat Asan Manto, incentrati sulla decadenza del rispetto e le costruzioni mentali dell’uomo che si scontrano inevitabilmente con quelle semplici e disarmanti della natura. In questa visione appare chiaro il ruolo drammaticamente sottomesso della donna. Il ritmo e l’essenzialità dei dialoghi lo rendono un prodotto a dir poco fuori dalla fruibilità occidentale. Belle le ambientazioni e la costruzione delle inquadrature, ben contrapposte alla complessità dei passaggi narrativi. Solo per esegeti.

 

L’ultima proiezione del giorno è stata: 1428, il documentario-reportage che racconta i disastri del terremoto che il 12 Maggio 2008, colpì la provincia cinese del Sichuan. Il film, vuole raccontare le fatiche, le speranze e le emergenze dei sopravvissuti, che con la forza delle braccia ricostruiranno le loro vite giorno dopo giorno. La fotografia restituisce certamente il clima freddo e di disagio che regna nei luoghi raccontati, in più il continuo soffermarsi lungamente su particolari quotidiani, senza tralasciare nessun dialogo (neanche quelli off) rende la visione lenta e fin troppo analitica. Da vedere con il giusto spirito.

 

Da segnalare, inoltre, che durante la consueta riunione giornaliera del Laboratorio Venezia Cinema, è stata consegnata, a: Paola Delle Fratte (Ufficio Stampa Rai Cinema), Carlo Brancaleoni (Responsabile produzione Rai Cinema), Daniela Staffa (Ufficio Stampa Fandango), quali rappresentanti della produzione, il Premio Lanterna Magica, assegnato dalla Giuria CGS al film italiano COSMONAUTA di Susanna Nicchiarelli, con la seguente motivazione; “La pellicola mette in scena una storia in cui i giovani sono assoluti protagonisti. Il film, opera prima di una giovane regista, sottolinea l’importanza di seguire i propri ideali e valori quali la solidarietà, l’attenzione per i più deboli e la voglia di giustizia. Anche lo stile narrativo, fresco e originale, sembra indicare nella “voglia di volare” lo specifico giovanile di tutte le epoche, rilanciando nel contempo l’impegno politico come luogo del sogno”.

 

Per oggi è tutto, domani, ultimo giorno di Mostra, l’attesa sarà tutta per il verdetto della Giuria Ufficiale che decreterà il vincitore di Venezia 2009. sul fronte delle proiezioni, dato lo sconvolgimento degli orari tipico dell’ultimo giorno, sicuramente non sarà possibile visionare cinque pellicole, ma ne parleremo al prossimo appuntamento.

 

Alberto Piastrellini

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