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Fuori dal coro 2006
63. Mostra Int.le d'Arte Cinematografica
La 63. edizione della Mostra si svolgerà al Lido di Venezia dal 30 agosto al 9 settembre 2006. Secondo la consolidata articolazione, i film in concorso per il Leone d’Oro verranno presentati nella sezione VENEZIA 63, alcune delle opere più importanti dell’anno saranno proposte FUORI CONCORSO, mentre la sezione ORIZZONTI documenterà le nuove linee di tendenza del cinema.
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31/08/2006
Pensieri notturni
Ore 2:30 del 31 mattina. Breve resoconto delle ultime pellicole visionate. comincio con l'ultima della notte precedente: "WWW What a Wonderful Love" di Faouzi Bensaidi. In una Casablanca anonima e straniata si incrociano le storie di tante solitudini diverse unite dall'alienazione, dal desiderio di cambiare e da quello dell'amore. La tragedia si colora inaspettatamente di toni grottechi e assurdi tanto da sfiorare il cambio di registro. Non convince il Brian De Palma di "The Black Dahlia", omaggio al cinema noir anni '40 a partire da un testo di James Ellroy. Regia piuttosto convenzionale, attori poco convincenti, suspence ballerina e all'acqua di rose. Peccato. Intriga, invece, l'insolita spy story: "Quelques Jour en septembre" di Santiago Amigorena. Juliette Binoche e John Turturro si fronteggiano egregiamente mentre la storia intriga lo spettatore. "Infamous" è la pellicola che strappa la standing ovation in Sala Grande. Un cast stellare, il protagonista maschile che si piazza in buona posizione per la coppa Volpi, un registro piacevole tutto duetti verbali e sentimenti appassionati. La storia è quella, recentemente portata sul grande schermo, dei fatti che condussero Truman Capote ad interessarsi di un crudele fatto di cronaca da cui trarre un'inchiesta giornalistica... Da vedere. Delude "World Trade Center" di Oliver Stone, fischiato e buato fra il disappunto del pubblico d'oltroceano... Ci si aspettava di più; si esce col ricordo di un disaster movie dai toni dimessi. Ultima fatica prima della meritata nanna: "Daratt" di Mahamat Saleh Haorun, bella pellicola africana sul senso e la necessità della maturazione del perdono in un paese martoriato da lacerazioni interne. Fotografia accesa, recitazione minimale, linguaggio cinamatografico asciugato che alludono all'aridità interiore ed esteriore evocata dal titolo (stagione secca) A domani
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