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Fuori dal Coro 2015

Il laboratorio cinema Venezia quest'anno coinvolge molti giovani operatori (tra i 18 e i 23 anni) del circuito Sentieri di Cinema, al lido dal 2 al 12 settembre per documentare la 72.ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.

 

07/09/2015 Sesto giorno di Mostra

Fuori Concorso
NON ESSERE CATTIVO di Claudio Caligari – Italia, 100'
Con: Luca Marinelli, Alesandro Borghi, Silvia D'Amico, Roberta Mattei.
Ostia, 1995, Vittorio e Cesare, poco più che ventenni, condividono una vita sballata fatta di corse notturne, spaccio e consumo di pasticcche e cocaina. Vittorio è il primo a decidere di mollare tutto per seguire l'amore e un'idea di famiglia. Anche Cesare ci prova, ma il richiamo della strada è più forte. Ultimo film di Claudio Caligari (l'autore è scomparso nel maggio di quest'anno dopo aver concluso il montaggio), "Non essere cattivo" è una sorta di chiusura di una ideale trilogia dedicata alle storie crude di droga nell'ambiente giovanile romano iniziata nel 1983 con "Amore tossico" (Premio Speciale nella Sezione De Sica a Venezia e proseguita nel 1998 con "L'odore della notte", anche questo presentato a Venezia). Un ottimo montaggio, nervoso e scattante asserve il racconto della coppia di amici e dei loro eccessi, poi, mentre la narrazione si fa via via più dolente, la mdp sembra assecondarne il ritmo più narrativo, per poi guizzare di nuovo nelle ultime sequenze. Il tutto supportato dalla pregevole fotografia di Maurizio Calvesi, tutta giocata sui forti contrasti e su cromatismi accesi nelle parti notturne. I temi dell'amicizia, della strada, della dipendenza, ma anche del bisogno di affetto, di stabilità, di famiglia, si sviluppano in un contesto ambientale che recupera la borgata ostiense cara a tanto cinema italiano. Molto bravi ed espressivi i giovani interpreti. Ilfilm non avrebbe sfigurato nella competizione ufficiale.

Venezia 72
RABIN, THE LAST DAY di Amos Gitai – Israele, 153'
Con: Ischac Hiskiya, Pini Mitelman, Michael Warshaviak, Einat Weizeman, Rotem Keinan, Yogev Yefet, Yael Abecassis.
La sera del 4 novembre del 1995, a Tel Aviv, il primo ministro israeliano Yitshak Rabin viene assassinato durante un comizio. A vent'anni dalla scomparsa del Premio Nobel Rabin, il regista israeliano Amos Gitai (oltre 40 lungometraggi all'attivo e una presenza costante nei principali Festival del Cinema di tutto il mondo), dedica un omaggio che ibrida il documentario dei filmati d'archivio con la ricostruzione cinematografica, mettendo in scena un processo della Commissione deputata a chiarire gli eventi che hanno portato all'omicidio. Attraverso le dichiarazioni di altrettanti personaggi, emerge un quadro di odio e violenza generale nei confronti dell'allora primo ministro accusato da più parti della società di "svendere la terra sacra di Israele" (dopo gli accordi di Oslo che avrebbero concesso più spazio ai palestinesi). Gitai mette in scena una sorta di thriller politico dai toni estremamente freddi e misurati (inquadrature in tempo reale, rari e cautissimi movimenti della videocamera, piani sequenza) costruendo una messa in scena molto teatrale nelle sequenze di interno. Proprio la raffinatezza del linguaggio e la rarefazione del racconto rendono possibile ed apprezzabile l'inconsueto minutaggio che supera le due ore e mezzo. Un ottimo prodotto per riflettere sulla storia recente di Israele, sugli estremismi vari e sul bisogno di pace.

Orizzonti
MADAME COURAGE di Merzak Allouache – Algeria, 90'
Con: Adlane Djemil, Lamia Bezouaoui, Leila Tilmatine, Abdellatif Benahmed, Mohamed Takerret.
Omar, adolescente, vive in una baraccopoli alla periferia di Mostaganem (Algeria). Orfano di padre, sua madre passa le giornate davanti ai programmi religiosi alla tv, la sorella si prostituisce. Lui tira avanti rubando ai passanti e facendosi di artane (la madame courage del titolo). Del qurantaquattrenne regista algerino avevamo già visto qui a Venezia, nel 2013, il bel "Les terrasses" che rimandava, con un racconto metaforico, alla situazione sociale in profondo mutamento dell'Algeria contemporanea divisa fra integralismo religioso, afflato di rinnovamento e radicata corruzione politica. Anche in quest'ultimo prodotto si sfrutta una storia di disagio giovanile ed una ipotesi di riscatto fatta solo di un incrocio di sguardi per parlare di altro (povertà sociale e culturale, violenza, disgregazione familiare, aumento delle tossicodipendenze, estremismo politico che trova nella religione uno sfogo ed una risposta...). Il tutto raccontato inseguendo con la videocamera ravvicinata il protagonista nei suoi andirivieni e nelle sue "avventure" in una sorta di richiamo estetico a certo cinema del nord Europa (fratelli Dardenne fra tutti). Una visione molto amara ma non priva di fascino per il rigore e la coerenza dello stile.

Giornate degli Autori
VIVA LA SPOSA di Ascanio Celestini – Italia/Francia/Belgio, 87'
Con: Ascanio Celestini, Alba Rohrwacher, Salvatore Striano, Francesco De Miranda, Veronica Cruciani, Pietro Faiella, Mario Sgueglia, Gianni D'Addario, Corrado Invernizzi, Barbara Valmorin, Dora Romano, Mimmi Gunnarson.
Il film si costruisce sull'intreccio delle vite, tutte problematiche ed improbabili,di vari personaggi; in mezzo a tutte queste storie c'è l'immagine della Sposa, un'attrice americana in viaggio di nozze per l'Italia, che sembra avere il potere di permettere a chiunque di distrarsi dallo squallore della sua vita presente, anche solo per la durata di un servizio al telegiornale. Il regista dipinge personaggi emotivamente fragili, frustrati, incapaci di evolvere e che, tra loro, costruiscono relazioni precarie, in una sorta di rappresentazione macchiettistica di quelli che potrebbero essere considerati i nuovi Vinti. Un affettuoso tributo ad una romanità fatta di maschere forse in via di estinzione, ma comunque completo e sincero, punteggiato da quel sottile humor nero che spesso accompagna i momenti più aspri della vita, esorcizzandone la carica distruttiva.

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